Il «Bocia» volontario per la Caritas
tra scatole da spostare e lavori in giardino

Ecco il capo ultrà Claudio «Bocia» Galimberti in versione volontario per la Caritas: nella giornata di giovedì 4 giugno ha trasportato un bel po’ di scatoloni al dormitorio del Galgario, una delle sedi scelte per il progetto «redenzione» come l’aveva chiamato il direttore generale dell’Atalanta, Pierpaolo Marino.

Il 20 aprile scorso, in aula, due ore prima della sentenza al processo per i disordini atalantini, la società aveva ritirato la querela (risalente alla gestione Ruggeri) contro 40 ultrà (compreso il Bocia) accusati dell’assalto al centro Bortolotti di Zingonia, avvenuto il 4 maggio 2010. In seguito a una lettera di pentimento da parte degli accusati, che si offrivano di riparare i danni arrecati lavorando come volontari, l’avvocato degli ultrà, Federico Riva, si era rivolto alla Caritas in quanto ente accreditato e convenzionato con il Tribunale sulle pene alternative. Di qui la messa a punto di un progetto che poi la sentenza di assoluzione piena dei quaranta ultrà (nessuna violazione di domicilio e nessuna responsabilità di danneggiamenti) ha reso inutile.

Tuttavia gli atalantini hanno voluto portare avanti il percorso di volontariato. Per circa un mese, quattro ore la settimana al dormitorio del Galgario e un turno al sabato a dare una mano alla mensa Caritas. Tuttavia è un inizio e, commenta il direttore Caritas don Claudio Visconti, «Va serenamente salutato come fatto positivo, pur senza enfatizzare il gesto».

Claudio Galimberti si è presentato puntuale alle otto e mezza al portone del Galgario, in tenuta da lavoro, braga al ginocchio e maglietta nera con «Ivan » stampato davanti e dietro l’alato motto ultrà «Paura de nisù, schèfe de negòt». L’idea è che, presa visione del posto, metta a disposizione capacità e attrezzature da giardiniere.

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