Il Dna scioglie i dubbi È Losa il morto carbonizzato di Pontida
Losa, che era fin dai primi momenti dell’indagine identificato come il proprietario della vettura, risultava infatti essere irreperibile: di qui la forte probabilità che il corpo trovato nel bagagliaio della Mercedes potesse essere il suo. Il riconoscimento della vittima è anche un primo passo importante per le indagini che stanno svolgendo i carabinieri del Reparto operativo provinciale e della compagnia di Zogno, che pure sulla base di questa supposizione si stavano muovendo.
Due le piste principali battute fino ad ora dagli investigatori. In prima battuta quella di un omicidio preterintenzionale con successivo tentativo di occultamento e distruzione del cadavere: Losa potrebbe aver avuto un diverbio o un qualche litigio con qualcuno e la discussione potrebbe essere sfociata, senza che ve ne fosse l’intenzione, in omicidio. In seconda battuta gli inquirenti stanno poi valutando l’ipotesi di un regolamento di conti nell’ambito della malavita: Diego Losa in effetti aveva avuto, qualche anno fa, alcuni problemi con la giustizia. Al momento nessuna delle due ipotesi sembra avere fornito elementi concreti, ma i carabinieri stanno continuando gli accertamenti, senza quindi escludere nessuna possibile pista. Nel frattempo si attendono anche gli altri accertamenti clinici, tra cui i test tossicologici: al momento dell’autopsia, infatti, dai pochi resti a disposizione non è stato possibile accertare se Diego Losa fosse già morto al momento del rogo oppure no. L’unico dato evidenziato dall’esame autoptico è stata l’assenza di lesioni sui resti dovute a corpi estranei.
(11/03/2004)
fa.tinaglia
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