Il messaggio del vescovo al mondo della Scuola

In concomitanza con l’avvio dell’anno scolastico, il vescovo di Bergamo, mons. Roberto Amadei ha rivolto agli studenti, ai docenti e al mondo della scuola un messaggio che vuole essere soprattutto una riflessione sul senso dell’educare, dell’insegnare e dell’apprendere, con il cuore rivolto anche a coloro che nella scuola, invece dei docenti, hanno trovato terroristi pronti a uccidere grandi e piccoli, come è accaduto in Ossezia, e come accade per altri versi, in diverse parti del mondo. Ecco il testo del messaggio del vescovo.«Quest’anno l’inizio dell’anno scolastico è segnato dalla profonda sofferenza per l’inaudita malvagità che a Beslan ha causato sofferenza e morte a molti alunni che, con insegnanti e familiari, inauguravano festosamente un nuovo anno scolastico.

Con intensa partecipazione e sgomento ricordiamo i morti affidandoli al Signore della vita perché doni loro la pienezza di gioia e amore negata loro dalla crudeltà umana. Preghiamo per i feriti nel corpo e negli affetti perché il Signore dia loro conforto e la forza di continuare a sperare in un futuro di pace. Questa terribile vicenda, insieme a molte altre che continuano a seminare povertà, dolore e morte in molte parti del mondo, interpella la coscienza di tutti ricordando il dovere di dare il proprio contributo perché nella società e nell’intera umanità cresca la pace autentica fondata sulla giustizia, sulla solidarietà e sul perdono. Però costruttori di pace non si nasce ma ci si costruisce quotidianamente. E la scuola può dare un aiuto importante alla costruzione di un personale progetto di vita orientato all’edificazione della pace nella propria società e nell’intera famiglia umana.

Con l’apprendimento e con l’esperienza quotidiana può educare ad operare coerentemente con i valori scelti come scopo della vita, quali il gusto del vero, del giusto, del bello; la gratuità e la sobrietà per condividere, il dialogo costruttivo e sincero, l’accoglienza di ogni altro, il rispetto della inviolabile dignità di tutti gli uomini e la conseguente accettazione delle differenze, vivendole non come motivi di lotta ma in convivenza pacifica. Educare ad un pensiero autonomo e critico per resistere all’invadenza della comunicazione massmediale, alla cultura del conformismo e dell’indifferenza, alla ricerca esasperata del benessere senza preoccuparsi del bene. Soltanto così si ha il coraggio di andare controcorrente e la capacità di discernere come realizzare i valori nelle diverse situazioni evitando i facili slogan e le scorciatoie inconcludenti. Si è sempre guidati dalla passione per la città degli uomini; ci si sente responsabili degli effetti presenti e futuri delle proprie azioni, e corresponsabili di tutto quanto avviene nel mondo. Perciò ci si lascia ferire da ogni situazione di ingiustizia, di povertà, di disuguaglianza, di violenza; e la ferita impone scelte personali per contribuire a migliorare le condizioni. Non c’è l’abitudine al male, si supera lo scoraggiamento e si continua a lavorare con tenacia e speranza, per il bene di tutti. Ovviamente per questa formazione non basta la scuola, però essa può dare un contributo prezioso. Soprattutto se mette al centro di tutto "la crescita e lo sviluppo di tutte le dimensioni della persona e delle sue relazioni e responsabilità civili, nell’esercizio della libertà". E se collabora con tutte le agenzie educative, in particolare con la famiglia.

Rinnovo la mia gratitudine a coloro che nella scuola, con amore e intelligenza, si dedicano al servizio delle nuove generazioni. A voi studenti l’augurio di collaborare con la scuola perché vi sostenga nella fatica necessaria per divenire responsabili del dono della vostra vita e di quella di ogni altro, seminatori di speranza e di pace sempre impegnati a migliorare l’umanità in voi e nella società. Soltanto così non sprecherete l’anno scolastico e l’esistenza».

(08/09/2004)

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