Il processo alla banda del Ragno
Festival di «non so», «non ricordo»

Il processo alla banda del Ragno, alias Giovan Battista Zambetti, 57 anni, originario di Spinone, è stato finora - a parte qualche rara eccezione - un festival di «non ricordo», «non conosco», «non mi risulta».

La banda era specializzata secondo l’accusa in usure e recupero crediti al limite dell’estorsione. Il principale imputato è rimasto per il momento sullo sfondo. Per via, appunto, del timore delle presunte vittime, sostiene il pubblico ministero.

«Ero in difficoltà - ha raccontato un impresario edile di Urago d’Oglio - e mi servivano soldi in contanti per pagare in nero le squadre di operai, altrimenti i cantieri rimanevano fermi. Ho chiesto a Giovanni (Ghilardi, l’imprenditore quarantaduenne di Nembro trovato cadavere nel bagagliaio della sua auto nel febbraio 2010 a Gessate, ndr) un prestito di 200 mila euro. Ricorrere a questa linea di credito è stata una “bravata”, ma l’ho fatto per disperazione , per voglia di farcela».

Ma è vero, gli domandano, che pochi mesi dopo fu costretto a restituirne 80 mila in più? «Mi sembrano tanti, non mi ricordo di avergli dato tutti quei soldi». E poco prima l’imprenditore aveva risposto: «Interessi? Non mi ricordo, la memoria non è più chiara e i fornitori che reclamavano denaro erano tantissimi. So solo che quei 200 mila euro li ho spesi in 24 ore per pagare i creditori».

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