Il silenzio del Papa
è più profondo
delle accuse

Adesso è tutto più chiaro. Dopo la «Memoria» dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti mons. Carlo Maria Viganò nella quale chiedeva le dimissioni di Papa Francesco, dopo l’intervista al blog di un vaticanista, nel quale allargava le accuse a nuovi cardinali, e soprattutto dopo l’ultima nota affidata a un sito ultraconservatore americano, nella quale ancora una volta cerca di ridicolizzare il pontefice insieme all’ex portavoce vaticano padre Federico Lombardi, è del tutto evidente che l’ex diplomatico è un mistificatore che racconta una montagna di bugie. Eppure si tratta di una cosa inquietante per cui va fatta piena luce sui mandanti dell’operazione. Il Papa già sull’aereo di ritorno dall’Irlanda, quando il caso venne fatto scoppiare ad arte, si era astenuto da una risposta e aveva invitato i giornalisti a verificare le informazioni, con grande considerazione del ruolo del buon giornalismo in un’epoca caratterizzata da un uso ideologico di fake news.

È stata sufficiente qualche analisi e qualche verifica di circostanze per trovare numerosi errori nel testo. Per il resto niente. Francesco ha mantenuto il silenzio. Fino a ieri mattina quando nell’omelia della Messa mattutina di Santa Marta, la prima dopo la pausa estiva, ha proposto un ragionamento generale commentando l’episodio evangelico di Gesù cacciato dalla sinagoga di Nazareth, raccontato da Luca. Anche in quella occasione c’erano discussioni pesanti, fake news e menzogne, lanciate per distruggere e scardinare l’opera di uno che dava fastidio, oltretutto cresciuto a casa loro. Gesù non reagisce, neppure quando lo vogliono gettare dalla montagna. Dice la sua, ma poi sta in silenzio. Esattamente come fa il Papa, invitando al silenzio e alla preghiera «con le persone che non hanno buona volontà e cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie». Sono parole chiarissime e costituiscono un altrettanto perfetto ritratto dell’opera mistificatoria dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò. L’ultima accusa a Bergoglio riguarda ancora un episodio avvenuto negli Usa e serve per dimostrare anche in questa occasione l’esistenza ai vertici della Chiesa dentro e fuori la Curia di una potentissima lobby gay che tiene prigioniero il Papa. Ha risposto per filo e per segno dando del bugiardo a Viganò padre Lombardi in una nota firmata insieme a padre Thomas Rosica, sacerdote giornalista canadese, assistente del direttore della Sala Stampa per i giornalisti di lingua inglese, uomo di grande competenza e professionalità.

A questo punto si potrebbe mettere la parola fine alla brutta storia. Ma non accadrà. I nemici del Papa confidano ancora in un intervento di Benedetto XVI a conferma dell’esistenza della sanzione segreta contro il cardinale molestatore McCarrick. Ma Benedetto da quando si è dimesso non è mai intervenuto in questioni di governo della Chiesa. Alla fine restano molti dubbi sull’operazione Viganò che non sembra affatto la follia di un uomo frustrato dal potere a cui mirava, ma un vero complotto di cui l’ex diplomatico sarebbe solo il servo sciocco, per affondare il pontificato di Francesco da parte di ambienti tradizionalisti maggioritari nel cattolicesimo americano e che si saldano con la teologia protestante della prosperità, i cui esponenti hanno dato una mano non da poco all’elezione di Donald Trump. Il mondo di Francesco e la Chiesa del Concilio sono il vero obiettivo e tutto vale nella lotta, compreso l’uso disinvolto della cronaca nera clericale, genere apprezzatissimo dai nemici della Chiesa.

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