Imu e Tasi, tocca all’ultima rata
Norme in evoluzione, gestione difficile

Il 16 dicembre, cioè domani, scade la seconda rata di Tasi e Imu, e chiedendo ai sindaci com’è andata, il primo tema che emerge è la difficoltà di gestire una continua evoluzione normativa.

Quella che dall’Ici in poi ha visto susseguirsi tutta una serie di sigle (e di conseguenti modalità applicative diverse) che hanno complicato la vita agli uffici, agli amministratori, e, ovviamente, ai malcapitati paganti. Ovvero quasi tutti, visto che la Tasi riguarda anche l’abitazione principale.

L’esempio di un quadro in continua evoluzione nella tassazione locale si è visto tra l’altro in questi giorni con le fibrillazioni per l’Imu sui terreni agricoli montani, che per la prima volta si sarebbe dovuta pagare fin sotto i 601 metri di quota (guardando all’ubicazione del municipio). Ma è arrivato il rinvio della scadenza al 26 gennaio.

Tornando alla prima casa: «Quello che ormai emerge con chiarezza, rispetto alla vecchia Imu sull’abitazione principale che aveva una detrazione base di 200 euro, è che i soggetti obbligati a pagare sono molti di più – rileva Claudio Armati, dell’associazione Comuni bergamaschi –. E sono quelli con case in basso valore catastale, che prima erano esenti».

Alcuni Comuni hanno cercato di correggere il tiro con detrazioni o aliquote scaglionate, ma in generale il meccanismo andrebbe rivisto.

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