Italiani, popolo sempre più vecchio
(E mammone: 7 under 35 su 10 in casa)

Istat scatta una fotografia aggiornata del Paese, che risente inevitabilmente degli effetti della crisi. Soprattutto tra i giovani.

L’Italia è un Paese sempre più vecchio: al 1 gennaio 2017 la quota di individui di 65 anni e più ha raggiunto il 22%, collocando il nostro Paese al livello più alto nell’Unione Europea e «tra quelli a più elevato invecchiamento al mondo». È quanto risulta dal Rapporto Istat. Con questo dato l’Italia supera anche la Germania che per anni si è collocata ai vertici della classifica europea per quota di over-65 sulla popolazione complessiva. Sono in 13,5 milioni gli italiani che hanno più di 65 anni; gli ultraottantenni sono 4,1 milioni.

L’Istat traccia una nuova mappa socio-economica dell’Italia, dividendo il Paese in nove gruppi in base al reddito, al titolo di studio, alla cittadinanza e non guardando così più solo alla professione, come nelle tradizionali classificazioni. I due sottoinsiemi più numerosi sono quelli delle «famiglie di impiegati», appartenete alla fascia benestante (4,6 milioni di nuclei per un totale di 12,2 milioni di persone) e delle «famiglie degli operai in pensione», fascia a reddito medio (5,8 milioni per un totale di oltre 10,5 milioni di persone. La nuova mappa nasce dall’esigenza di tenere conto anche della popolazione non occupata, a differenza delle classiche tassonomie che prendono in considerazione solo i lavoratori, e soprattutto dalla necessità di ricalibrare le stratificazioni socio-economiche, viste le frammentazioni in atto. Oggi infatti, fa notare l’Istituto, la «classe operaia ha perso il suo connotato univoco» e «la piccola borghesia si distribuisce su più gruppi sociali.

Per l’Istat il gruppo più svantaggiato economicamente è quello delle «famiglie a basso reddito con stranieri» (1,8 milioni pari a 4,7 milioni di persone), seguono le«famiglie a basso reddito di soli italiani» (1,9 milioni che comprendono 8,3 milioni di soggetti), le meno numerose «famiglie tradizionali della provincia» e il gruppo che riunisce «anziane sole e giovani disoccupati». A reddito medio sono invece considerate oltre alle famiglie di operai in pensione, quelle di «giovani blu collar» (2,9 milioni, pari a 6,2 milioni di persone). Nell’area dei benestanti, l’Istat inserisce oltre alle «famiglie di impiegati», quelle etichettate «pensioni d’argento» (2,4 milioni, per 5,2 milioni di persone). Il primo posto sul podio dei più ricchi spetta alla «classe dirigente» (1,8 milioni di famiglie, pari a 4,6 milioni di persone).L’Istat fa notare come nel gruppo leader dal punto di vista numerico, quello degli impiegati, il capofamiglia, la persona di riferimento, sia donna in quattro casi su dieci.

Quasi sette giovani under 35 su dieci vivono ancora nella famiglia di origine. Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale. L’Istituto spiega che nel 2016 i 15-34enni che stanno a casa dei genitori sono precisamente il 68,1% dei coetanei, corrispondenti a 8,6 milioni di individui.I Neet, acronimo inglese che sta per giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano, sono scesi a 2,2 milioni nel 2016, con un’incidenza che passa al 24,3% dal 25,7% dell’anno prima. Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale. Nonostante il calo si tratta ancora della quota «più elevata tra i paesi dell’Unione» europea, dove la media si ferma al 14,2%

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