La crisi riaccende camini e stufe
Vietato in 36 comuni. A meno che...

È più scenografico di un termosifone, con lo scoppiettare della legna e i colori vivaci nelle fiamme. È lo spettacolo del camino acceso, tanto bello ma altrettanto inquinante. L’accensione dei camini «tradizionali» è infatti fuorilegge nell’area «critica», in 36 comuni della Bergamasca.

È più scenografico di un termosifone, con lo scoppiettare della legna e i colori vivaci nelle fiamme. È lo spettacolo del camino acceso, tanto bello ma altrettanto inquinante.

L’accensione dei camini «tradizionali» è infatti fuorilegge nell’area «critica», in quei 36 comuni della Bergamasca che sono a rischio perché sotto i 300 metri le polveri inquinanti faticano a disperdersi.

Regione Lombardia è da tempo (con una delibera del 2009) che ha messo al bando i camini «inquinanti», quelli cioè che non garantiscono un alto rendimento (superiore al 63%) e basse emissioni.

Non solo camini, ma anche le stufe che funzionano a biomassa, alimentate cioè da legno vergine o scarti di legno che non hanno subito alcun tipo si trattamento. Un divieto che «non vale se la combustione della legna è l’unico sistema di riscaldamento presente nell’abitazione» ha chiarito Leonardo Salvemini, assessore regionale all’Ambiente.

Il più pulito? Il Gpl

La limitazione trova riscontro nei dati forniti da Arpa Bergamo, dove le polveri inquinanti prodotte dalla combustione di biomassa crescono a dismisura. Complice anche la crisi, che spinge molti a tagliare sulla bolletta del metano per tornare al caro e vecchio camino. Una soluzione possibile (si calcolano risparmi fino al 50 per cento), a condizione che nel camino venga installato un filtro e che si bruci legna «buona», meglio ancora se a chilometro zero, spiegano i tecnici.

Parlano chiaro i dati Inemar (Inventario emissioni aria) di Arpa-Regione Lombardia sulle polveri sottili (le Pm10) prodotte dalla combustione della legna. Sostanze inquinanti che entrano nell’atmosfera, salendo per la canna fumaria.

A rovinare l’incanto del camino i numeri sulle emissioni di Pm10 in Lombardia. Se gli impianti a metano producono 49 tonnellate all’anno, i camini aperti tradizionali ne producono 3.679. I camini chiusi o con inserto emettono 2.401 tonnellate. Meglio le stufe tradizionali a legna, con 2.651 tonnellate di Pm10 all’anno. Ma il vero abbattimento nelle emissioni arriva con le stufe o caldaie “innovative”, con 235 tonnellate di Pm10, e con le stufe automatiche a pellets o cippato o bat legna, con 103 tonnellate. Le stufe innovative inquinano comunque il doppio rispetto al metano e più del gasolio (62 tonnellate). Il più pulito è il gpl, con 1,2 tonnellate annue.

Quindi se da un lato l’aria è migliorata, dall’altro c’è la massima allerta su queste fonti inquinanti.

I pericoli della legna

Tra le voci, il 61% è dovuto dalla combustione non industriale (riscaldamento, in particolare della legna), il 4% dalla combustione industriale, 22% dal traffico su strada, 5% dai processi produttivi, 1% dal trattamento rifiuti, 3% agricoltura.

«La qualità dell’aria è migliorata, l’inquinamento che c’era negli anni ’60, ’70 e ’80 non c’è più – spiegano il nuovo direttore Arpa Bergamo Fiorenzo Songini e Anna De Martini, referente della rete area nord, che include Bergamo, Lecco, Sondrio e Como –. Il miglioramento è dovuto in gran parte all’introduzione della marmitta catalitica e, con la crisi, alla diminuzione dei chilometri percorsi. Adesso è più difficile ottenere un miglioramento, i tecnici devono lavorare sulle concentrazioni. Il 2013 è stato un anno favorevole, anche perché piuttosto piovoso. Tutte le stazioni della provincia nella media annuale sono sotto il limite delle concentrazioni, anche il numero dei superamenti è diminuito. Resta il problema del bacino padano, dove c’è quasi calma di vento. E poi c’è il problema della combustione da legna».

Camini aperti tradizionali, stufe e fuochi all’aperto, che oltre a inquinare sono dannosi per la salute di chi respira le polveri emesse con la combustione: «È molto pericoloso anche per la persona che sta di fronte al fuoco e che viene investita da questa sostanza, il benzo(a)pirene – spiegano –. La legna è un prodotto naturale ed è difficile da considerare come qualcosa di pericoloso se non utilizzata nel modo giusto. Con le nuove tecnologie però, in commercio esistono stufe con valori di rendimento più alti e un miglioramento delle emissioni. In futuro verrà sempre più garantito l’aspetto energetico, con quello visivo sicuramente appagante. Allo stato attuale, il metano e il gasolio sono sempre meglio».

I nuovi prodotti

Con i prodotti di ultima generazione è possibile non rinunciare al tepore del camino o alla stufa. «Esistono prodotti che non inquinano, meno del gas – spiegano i tecnici della “Facchi Giovanni camini e stufe” di Clusone –. Per questo ci sono anche dei contributi statali. Se si acquista una stufa con resa superiore dell’86% lo Stato permette di recuperare il 65%, mentre se si acquista una stufa con una resa compresa tra il 70 e l’85% il contributo è del 50%. Per scegliere il prodotto giusto è bene informarsi e rivolgersi a rivenditori specializzati».

E per chi ha già un camino non tutto è perduto: «Basta installare un inserto, in ferro e ghisa che permette di accendere il camino anche sotto i 300metri, con un costo che va dai 1.000 ai 1.500 euro – spiegano i tecnici della Facchi –. E poi è fondamentale la qualità della legna. La migliore è quella di faggio, quercia e carpino, meglio se legna bergamasca. La buona legna garantisce meno immissioni inquinanti. Molto richiesti i termoprodotti a legna che si possono allacciare all’impianto esistente e oltre a funzionare come stufa scaldano l’acqua dei caloriferi, con un forte abbattimento dei costi».

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