Laboratorio clandestino ad Almenno S. Salvatore Cinesi schiavizzati e nascosti in un buco nel muro

Al primo sintomo di pericolo, si nascondevano in un angusto buco praticato nella parete del capannone, occultato da un divano. I Carabinieri della Compagnia di Zogno e della stazione di Almenno San Salvatore, sono rimasti non poco sorpresi quando, dal buco nel muro, sono usciti uno dietro l’altro, quattro cinesi. Con altri tre - compreso il titolare, 38 anni, poi arrestato - sorpresi a lavorare alle macchine per cucire, confezionavano raffinati copriletti per conto di grossisti dal marchio famoso.

I quattro cinesi che si erano nascosti, sono clandestini, senza permesso di soggiorno. Tutti erano costretti a lavorare 15 ore, con due pause di soli 30 minuti, per un compenso di 20 euro al giorno.

L’operazione è scattata la scorsa notte, avviata alcune settimane fa, dopo una serie di segnalazioni che riferivano di un via vai di cinesi, dentro e fuori da un capannone ad Almenno San Salvatore.

Quando i carabinieri hanno bussato alla porta del capannone, hanno dovuto attendere una decina di minuti prima che venisse loro aperto.

All’interno c’erano 9 macchine per cucire e tre cinesi - di cui uno era il titolare - intenti a lavorare. Alle richieste dei militari su dove fossero gli altri connazionali, il titolare rispondeva seraficamente che non vi era nessun altro perché l’azienda era a conduzione familiare. Ma i carabinieri non hanno abboccato e, dopo un’ora di attente ricerche, hanno avuto l’intuizione di spostare un divano appoggiato a un muro della saletta adibita a mensa. Hanno così scoperto un buco nella parete dal quale si poteva scorgere una persona rannicchiata. Fatto uscire il primo, da uno spazio a dir poco angusto, della capienza di un grosso frigorifero, sono uscite quattro persone, tutte cinesi, accalcate una contro l’altra.

I carabinieri hanno sequestrato parte del tessuto trovato all’interno del capannone per un valore di diverse centinaia di migliaia di euro, mentre il personale dell’A.S.L. di Bonate Sotto, oltre a svariate contravvenzioni a leggi speciali, ha disposto il divieto d’uso degli impianti fino alla loro messa a norma. Il titolare dell’opificio, con il concorso dei CC dell’Ispettorato del Lavoro di Bergamo, è finito in manette per favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina, e denunciato per aver impiegato manodopera priva del permesso di soggiorno: reato che comporta anche l’ammenda di 5000 euro per ogni persona irregolare impiegata.

(19/11/2005)

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