«Cresta» sui titoli bancari
Indagato il vicesindaco di Ranica

Ci sarebbe un accordo illecito alla base di una serie di operazioni, portate avanti per anni, su titoli anche quotati in Borsa e che avrebbe permesso ad una società svizzera di realizzare una «cresta» di decine di milioni di euro. Il diretto interessato: «Cado dalle nuvole».

Ci sarebbe un accordo illecito alla base di una serie di operazioni, portate avanti per anni, su titoli anche quotati in Borsa e che avrebbe permesso ad una società svizzera di realizzare una «cresta» di decine di milioni di euro, poi spartita con alcuni funzionari di banca.

Ne è convinta la Procura di Milano che, proprio indagando sui responsabili «infedeli» di alcuni istituti di credito, ha iscritto nel registro degli indagati anche Fulvio Pellegrini, 61 anni, vicesindaco di Ranica e che in passato ha lavorato per la Banca di Credito cooperativo di Roma.

Pellegrini era indagato da tempo, ma la notizia è trapelata solo in queste ore perché gli inquirenti milanesi hanno notificato a lui e ad altre 17 persone l'avviso di conclusione delle indagini, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

Per il vicesindaco e per gli altri indagati l'accusa è di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita. In particolare, Pellegrini deve rispondere di aver ottenuto illecitamente, quando lavorava per l'istituto di credito romano, quasi 620 mila euro.

Il vicesindaco è uno degli undici bancari finiti sotto inchiesta: funzionari che erano, o sono ancora, in servizio in istituti diversi come la Banca Popolare di Lodi, Bnp Paribas, Royal Bank of Scotland, Unicredit e Banca Cassa Lombarda.

«Guardi, io cado dalle nuvole. Mi hanno chiamato oggi (ieri, ndr) in Procura a Milano e io ci sono andato senza sapere che cosa volessero. Quando sono arrivato mi hanno chiesto perché con me non c'era un avvocato. È in quel momento che ho saputo di essere indagato, nonostante l'inchiesta sia in corso dal 2010». Fulvio Pellegrini risponde così alle accuse che gli si sono mosse. «Io non ho mai fatto operazioni con la Lutifin - protesta Pellegrini -. Noi lavoravamo con primarie banche italiane e internazionali».

L'ex funzionario di Ranica spiega le modalità: «C'era una sala in cui si comprava e si vendeva tutto su Mts (il mercato telematico), in contanti. Il che vuol dire che si applicava il prezzo fissato in quel momento e non con operazioni post datate. Tutte cifre registrate, tutto in regola».

Leggi di più su L'Eco in edicola mercoledì 7 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA