«Lodo Alfano» per Berlusconi
Il Gup di Bergamo rinvia

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non si farà giudicare dal Giudice per le udienze preliminari di Bergamo, Patrizia Ingrascì, per la querela avanzata dall'ex ministro Antonio Di Pietro, ritenutosi diffamato dal alcune dichiarazioni che il premier aveva rilasciato durante la trasmissione televisiva «Porta a Porta» del 10 aprile dello scorso anno.

Nel corso del programma, condotta da Bruno Vespa, Berlusconi aveva definito Di Pietro «un bugiardo che non ha nemmeno una laurea valida. Non ha mai presentato un diploma di laurea originale, ma sempre certificati diversi uno dall'altro, sia per data sia per voti assegnati».

Secondo il premier, «la laurea di Di Pietro era stata richiesta ai docenti dell'Università di Milano direttamente dai Servizi segreti italiani, tanto che all'Università milanese nessuno si ricorda di Di Pietro studente».

Il leader dell'Italia dei Valori, che ha tuttora la residenza anagrafica a Curno, aveva subito sporto querela alla Procura della Repubblica presso il Tirbunale di Bergamo che ha poi aperto un fascicolo.

Nell'udienza di mercoledì 22 aprile davanti al Giudice per le udienze preliminari, l'avvocato difensore di Berlusconi, Nicolò Ghedini, non ha comunicato la volontà del premier di rinunciare alla non imputabiità prevista dal «lodo Alfano» per le prime quattro cariche dello Stato (Capo dello Stato, Presidente del Senato, Presidente della Camera, Presidente del Consiglio). Di fatto, dunque, Silvio Berlusconi ha scelto di avvalersi di tale facoltà.

Da parte sua, il Gup ha rinviato l'udienza al prossimo novembre in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla costituzionalità o meno del «lodo Alfano».

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