«Progetto Lego», più attenzione ai figli dei malati oncologici

Come dire a un bambino che uno dei genitori è malato e dovrà seguire un percorso di cure che potrà essere lungo e difficile? «Progetto Lego: costruire le parole con i figli», presentato agli Ospedali Riuniti, nasce con questo obiettivo: sensibilizzare gli operatori sanitari affinché non escludano i bambini dalla malattia che riguarda chi sta loro vicino e, in particolare, i loro genitori. Si tratta di un progetto sperimentale della durata di un anno, che, tramite, il potenziamento del lavoro d’équipe tra gli psicologi e gli oncologi degli Ospedali Riuniti, intende, da un lato, perfezionare gli strumenti e le strategie di comunicazione della malattia, dall’altro, studiare possibili miglioramenti in questo campo così delicato, come ha spiegato Claudio Sileo, Direttore Sanitario dei Riuniti: «La novità del Progetto Lego consiste nel potenziare la collaborazione e il confronto tra la Psicologia clinica e l’Oncologia, per far sì che l’attenzione alla comunicazione della malattia oncologica ai figli minori del malato diventi parte integrante dell’accoglienza che riceve il paziente, nella consapevolezza che questo approccio serve a tutti: al malato, affinché non si senta solo e non compia anche lo sforzo di far finta di nulla; ai bambini per non sentirsi esclusi o addirittura responsabili di un allontanamento che non comprendono; ai curanti per costruire un’alleanza terapeutica a tutto tondo. Il mio ringraziamento va quindi all’Ordine degli Avvocati che ci ha permesso di concretizzare questi valori, così importanti per il nostro ospedale».«Già da tempo affianchiamo le famiglie con figli piccoli o adolescenti nel difficile compito di condividere e comunicare la malattia, in particolare se si rivela inguaribile – ha precisato Maria Simonetta Spada, responsabile della Psicologia Clinica degli Ospedali Riuniti -. Tutta la letteratura sottolinea l’importanza che il bambino venga reso partecipe delle vicende di malattia che riguardano la famiglia. La scelta del nome, che richiama i mattoncini colorati con i quali ha giocato più di una generazione, vuole proprio sottolineare come, partendo dagli strumenti a disposizione del bambino e della famiglia sia possibile costruire i significati dell’esperienza stessa; non un elenco di suggerimenti su come parlare ai bambini alle differenti età, già presente e facilmente reperibile, bensì un cerchio di vicinanza e condivisione all’interno del quale ciò che avviene sia sostenibile, insieme e con l’aiuto di tutti».L’iniziativa, finanziata con i fondi raccolti dall’Ordine degli Avvocati grazie al successo de «La partita del cuore... insieme per la vita» del giugno scorso, vuole quindi creare un’équipe di operatori che, pur non potendo eliminare totalmente la sofferenza e il dolore, siano in grado di sostenere i bambini e le loro famiglie nel percorso della malattia.«Il percorso di diagnosi e terapia - sottolinea Carlo Tondini, primario del reparto di Oncologia degli Ospedali Riuniti – non può prescindere dall’attenzione a 360 gradi ai bisogni del malato, che non sono solo quelli clinici, ma anche sociali ed esistenziali. L’attivazione per un anno del progetto punta a rendere tutti gli operatori coinvolti più consapevoli dell’importanza di far emergere il problema, anche quando non siano i pazienti stessi a farlo presente, in modo da attivare gli strumenti più opportuni per risolverlo». «A nome di tutto l’Ordine degli Avvocati di Bergamo – ha dichiarato Roberto Mazzariol, Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Bergamo - esprimo la mia soddisfazione di fronte all’imminente attivazione di questo progetto: grazie alla Partita del Cuore, alla quale hanno partecipato molti personaggi famosi, come Riccardo Ferri e Gene Gnocchi, abbiamo raccolto 23.000 Euro che oggi permettono ad un grande ospedale di intervenire in situazioni così delicate e drammatiche come la comunicazione tra i figli e i genitori malati. E’ nostra intenzione organizzare altri eventi per poter finanziare altri progetti che ci stanno a cuore all’interno degli Ospedali Riuniti».«L’iniziativa è nota per amicizia e per divertimento – ha commentato Simone Di Dio, dell’Ordine degli Avvocati di Bergamo - ma poi è diventata un’opportunità per far partire un progetto innovativo, che ci sta molto a cuore, soprattutto in questo periodo, segnato dalla recente scomparsa del giovane tennista Federico Luzzi, componente della Nazionale Tennisti. Ringrazio quindi i Riuniti e la dr.ssa Spada che hanno saputo concretizzare in qualcosa di importante il nostro impegno». La procedura di selezione pubblica della psicologa che affiancherò gli operatori dell’Oncologia è già stata espletata. La vincitrice, la dr.ssa Elisa Longari, inizierà a lavorare nei primi mesi del 2009.(10/12/2008)

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