Lavoro nero: interrogato dal gipil funzionario del Lavoro arrestato

Da quanto si è appreso, avrebbe fatto delle sostanziali ammissioni

È stato interrogato oggi in carcere dal gip Stefano Storto, il funzionario della Direzione provinciale del lavoro, Raffaele Adamo, 46 anni, di origine napoletana ma residente a Bergamo, finito in manette nell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza sul mercato sommerso del lavoro nero, con l’impiego di immigrati extracomunitari. Da quanto si è appreso, il funzionario avrebbe fatto delle sostanziali ammissioni.

Le indagini hanno consentito di scoprire 52 imprese che hanno impiegato il personale fornito dall’ organizzazione, in tutto 644 immigrati, 143 dei quali clandestini. Secondo gli inquirenti altri 430 immigrati e una settantina di italiani sarebbero stati avviati nei cantieri in modo illegale.

Otto i «caporali» indagati: sei romeni, un senegalese e una ragazza di Ciserano. Il «caporale» di nazionalità senegalese si era trasformato anche in banchiere: raccoglieva i risparmi dei connazionali che lavoravano in nero e provvedeva, dietro compenso, a farli arrivare alle famiglie in Senegal.

Come l’ha definita il magistrato inquirente, si tratta di un’indagine a tappeto che ha portato alla luce un sistema di corruzione esteso, anche se per certi aspetti, ancora da approfondire nelle specifiche responsabilità. Oltre a funzionario finito in cella, il consulente del lavoro Giuseppe Angelo Bergamaschi, 48 anni, di Cividino, accusato di associazione per delinquere, l’ex vicequestore Luigi Tellini, 52 anni, di Lallio e Giovanni Defendi, 42 anni, di Lurano, hanno ricevuto l’ordinanza di obbligo di dimora nei Comuni di residenza.

Ieri il direttore dell’ufficio provinciale, Antonio Marcianò, pure indagato per un episodio di abuso di ufficio, insieme ad una ispettrice e ad un ex funzionario, nell’ambito di una vicenda riguardante la Gandalf, si era incontrato con il ministro del Welfare Roberto Maroni, che lo aveva convocato per fare chiarezza su quanto accaduto.

(24/01/03)

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