Legambiente contro la Regione
«Metalli nel lago d'Iseo: risanate»

Il giorno dopo non è proprio «The day after» ma siamo lì. Dario Balotta, di Legambiente Basso Sebino, tuona: «Regione inaffidabile, serve un piano per il risanamento del lago d'Iseo». Tutto per le concentrazioni «significative e inattese di metalli».

Il giorno dopo non è proprio «The day after» ma siamo lì. Dario Balotta, di Legambiente Basso Sebino, tuona: «Regione inaffidabile, serve un piano per il risanamento del lago d'Iseo». Il giorno prima erano gli esiti finali delle analisi condotte dall'Arpa dopo l'allarme chiazza rosso-ruggine che ha striato il lago d'Iseo dal 13 aprile e per giorni in avanti: concentrazioni «significative e inattese di metalli» - spiega Arpa nella relazione inviata a Regione Lombardia - sarebbero state all'origine di quello che all'indomani della comparsa della scia multicolor lo stesso Balotta aveva definito «il più grave episodio di inquinamento degli ultimi anni».

Per restare neutrali, occorre ripubblicare qualche dato: un normale campione dell'acqua raccolto dall'Arpa a Montisola il 18 giugno 2012 trova tracce di mercurio minori di 0,2 microgrammi per litro. Ampiamente nella norma. Il 19 aprile nello specchio di lago antistante la Tadini a Lovere ce n'erano 51 microgrammi per litro. Ampiamente fuori dalla norma. Così per ferro, alluminio, boro, piombo, nichel, rame, zinco, arsenico. Il dato dell'arsenico è «carino»: dovrebbe stare sotto il microgrammo per litro, ma nei campioni del 19 aprile ce ne sono due.

«Marcate presenze» che Arpa marca stretto: il 22 e 23 aprile ricampiona e l'allarme pare rientrare. Il 29 altri campioni, stavolta anche lungo i 30 chilometri del corso dell'Oglio camuno: metalli ancora molto fuori rotta, mentre nel lago va meglio. Qualche giorno fa la relazione finale dell'Arpa approda sul tavoli dell'Ambiente al Pirellone e l'assessore Claudia Terzi annuncia un piano integrativo di vigilanza per tenere meglio sott'occhio il lago.

«Le analisi effettuate - scriveva - hanno confermato che, nonostante la chiazza, la qualità delle acque non è cambiata: restano infatti inalterate le condizioni di balneabilità e non ci sono pericoli per l'uomo». E Legambiente insorge: «Dai dati riportati - dichiara Balotta - sembra che la causa della chiazza rossa, da noi denunciata, non sia affatto un fenomeno estemporaneo, come ha dichiarato l'assessore Terzi, ma che le analisi dell'Arpa abbiano riscontrato concentrazioni elevate di metalli, molti dei quali tossici».

«Quale rapporto dell'Arpa ha letto l'assessore se nel suo comunicato ha escluso l'inquinamento e la presenza di sostanze nocive per la salute? Nel comunicato tranquillizzante della Regione, nel quale venivano escluse fonti di inquinamento produttive o di scarichi fognari, Terzi ha omesso di dire che nell'acqua c'erano concentrazioni elevatissime di metalli, da quelli meno dannosi per la salute, come il ferro e il boro, a quelli tossici e pertanto dannosi per la salute dell'uomo, come il mercurio, l'arsenico, il piombo, il cromo e il nichel. Chiaro che la presenza di questi metalli è il "regalo" di 40 anni di attività non controllate delle acciaierie in Valle Camonica, le cui conseguenze si manifestano solo ora».

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