L’inchiesta su carabinieri e infermieri
Reati sì, ma non di allarmante gravità

Per il giudice, gli inquirenti sarebbero stati eccessivamente severi nell’investigare su i carabinieri di Zogno e gli infermieri.

Insomma, chi condusse l’inchiesta sui militari e gli infermieri «talpa» agì con «calvinistico rigore» e con «furore inquisitorio». Lo scrive il gup Giovanni Petillo nelle motivazioni alla sentenza con la quale il 22 dicembre ha prosciolto 19 imputati, rinviandone a giudizio 15 e condannandone tre (altri quattro avevano patteggiato).

Insomma, per il giudice, «la qualità dei reati e dei soggetti indagati, non appaiono rivestiti di particolare ed allarmante gravità». L’indagine è arrivata a contare 43 persone sotto inchiesta e 94 capi di imputazione.

Partì nel 2010 dopo che si era scoperto che alcuni infermieri di sei ospedali della Bergamasca fornivano dati anagrafici dei feriti in incidenti stradali a un’agenzia specializzata nel recupero indennizzi (il Cis di Bergamo), i cui agenti si presentavano poi a proporre i propri servigi. Tramite intercettazioni telefoniche il raggio dell’inchiesta si allargò.

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