Litigarono a giugno in strada a Lizzola:
16 profughi fuori dal progetto di assistenza

Sedici richiedenti asilo allontanati dalla struttura di Lizzola: questo l’esito di un litigio accaduto il 26 giugno e che dimostra come il non rispetto delle regole di convivenza nei luoghi in cui i profughi sono accolti abbia conseguenze sul programma di accoglienza.

I giovani, di Nigeria, Senegal, Gambia, Mali, Guinea Bissau e Costa d’Avorio, sono stati accompagnati sabato 11 luglio in Questura dove è stata formalizzata la revoca della possibilità di essere ospitati nella struttura gestita dalla cooperativa Ruah.

Ciò significa che i migranti dovranno attendere la convocazione della commissione di Brescia, dove hanno presentato la domanda per asilo, presso amici o conoscenti nell’ambito del territorio nazionale. Usciti così dal progetto, ieri dopo la notifica della revoca del programma di accoglienza hanno lasciato la Questura con l’obiettivo di raggiungere i loro contatti in città. La rissa del 26 giugno scorso era scoppiata, pare, a causa di uno smartphone venduto da un migrante a un altro. Scesi in strada, i richiedenti asilo si erano picchiati e la rissa aveva coinvolto in tutto 16 persone, con l’intervento sul posto dei carabinieri.

Rifatti i conti, ad oggi sono 801 i richiedenti asilo presenti nella Bergamasca, incrementati da quel gruppo di 35 persone che solo qualche giorno fa Stefano Micheli, sindaco di Sedrina, ha verificato trovarsi nella struttura di Botta, oltre i 90 «pattuiti» con il prefetto Francesca Ferrandino. La scoperta avvenuta non per via ufficiale, ma attraverso segnalazione di cittadini, ha fortemente indispettito il sindaco che si è sentito «tradito dalla Prefettura». Ha così impugnato la penna e ha espresso tutto il suo malessere nella lettera inviata in via Tasso e pubblicata sul sito del Comune per trasparenza nei confronti dei cittadini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA