L’arma del delitto non si trova, arrivano i Ris
E lunedì i funerali dell’imprenditrice

Un delitto ancora più efferato di quello che si pensava nei giorni scorsi. Sarebbero oltre trenta le coltellate che hanno colpito al petto e al torace Mariagrazia Pezzoli, 45 anni originaria di Leffe e residente a Vertova, uccisa giovedì 24 luglio nel retro dell’ufficio della ditta Val.Cop., azienda vertovese di sua proprietà che si occupa di coperture metalliche. Si è svolta sabato 26 luglio ’autopsia sul corpo dell’imprenditrice. L’esame autoptico, eseguito dal medico legale Antonio Osculati, dell’università di Varese, è cominciato alle 10,30 nella camera mortuaria dell’ospedale di Gazzaniga per concludersi intorno alle 16.  Nel frattempo si cerca il coltello che ha ucciso la donna. Lo si cerca nei dintorni dell’abitazione, nella roggia che scorre vicino, nei cespugli, ovunque, nella speranza che l’assassino se ne sia disfatto durante la fuga. Ma dell’arma del delitto, che potrebbe portare dritti alla soluzione del giallo, non c’è traccia. Intanto le indagini proseguono senza sosta per cercare di capire chi potrebbe aver voluto la morte di Maria Grazia Pezzoli. La prima ipotesi presa in considerazione è stata quella della vendetta maturata nell’ambiente di lavoro. Giuseppe Bernini, il marito di Maria Grazia, aveva avuto dei dissidi con ex dipendenti extracomunitari. Con quattro di loro risultano aperti dei contenziosi. Un operaio senegalese, a febbraio, al culmine di una lite in un cantiere aveva sbattuto a terra l’imprenditore e gli aveva sottratto il portafogli. Bernini lo aveva denunciato. Forse a uccidere Maria Grazia è stato qualcuno che avanzava delle pretese nei confronti della Val. Cop., la ditta di coperture metalliche di cui la donna era amministratrice e che gestiva con il marito (titolare anche della Orobica Coperture). Ma due dei quattro immigrati in questione sono stati rintracciati e messi sotto torchio la sera stessa dell’omicidio e hanno fornito alibi convincenti. Gli altri due si troverebbero addirittura all’estero. A infittire ancor il più il mistero c’è la testimonianza della vicina di casa e di un giovane di Vertova, che a orari compatibili con il delitto (fra le 13 e le 13,35) avrebbero visto un uomo di colore arrivare e allontanarsi dall’abitazione. Chi era? Gli inquirenti sono convinti che chiunque abbia agito lo abbia fatto con il preciso intento di uccidere, visto l’alto numero di coltellate. Le ha anche infilato in bocca uno scottex per soffocare le grida. Ma sul movente, tutto è ancora ritenuto plausibile. E se fosse un delitto passionale? I familiari della vittima sono categorici: «Ridicolo, è impossibile. Sono state dette e scritte un sacco di sciocchezze. Non vogliamo che si gettino ombre sulla vita di Maria Grazia. Non lo accettiamo. Era una persona tranquilla, legata a suo marito e alla famiglia». A ucciderla potrebbe essere stato un balordo, in un tentativo di furto finito male. Del resto, il killer prima di uccidere ha infranto – forse con un pugno – una finestra dell’ufficio. A terra ci sono gocce di sangue, forse suo. «Noi non sappiamo perché Maria Grazia è stata uccisa – taglia corto una zia –. Vorrei vedere in faccia l’assassino e chiederglielo: perché?». Il fratello Ennio. «Mi sembra di essere precipitato in un incubo da cui non riesco a svegliarmi».Gli inquirenti, proprio per verificare ogni dettaglio, hanno richiesto l’intervento dei Ris di Parma. Gli esperti saranno a Vertova nei prossimi giorni per compiere un sopralluogo nella casa con apparecchiature speciali, a caccia dell’indizio risolutivo. Ieri, inoltre, il magistrato ha dato il nulla osta per la celebrazione dei funerali che si svolgeranno lunedì 28 luglio alle 15,30 nella chiesetta della Madonna di Lourdes di Vertova che si trova vicino alla chiesa parrocchiale dove è stata allestita la camera ardente. La tumulazione sarà invece nel cimitero di Leffe, paese di origine della donna.(27/07/2008)

© RIPRODUZIONE RISERVATA