Maternità, con la crisi
più richieste di sostegno

Sono sempre di più le famiglie intere e le giovani bergamasche che si presentano al Centro aiuto alla vita (Cav) di Bergamo. Una maggiore richiesta di aiuti «dovuta soprattutto - spiega Anna Daini, presidente del Cav di via Conventino 8 - alla grave situazione economica in cui versano questi soggetti. Persone quasi sempre rimaste senza un'occupazione e che, aspettando un figlio, davanti a delle spese che non si posso evitare (mutuo, affitti), si trovano davanti al dramma di decidere se possono portare avanti la gravidanza o no. In questo senso la nostra utenza, soprattutto negli ultimi mesi, si è intensificata notevolmente». Ma, tra i casi più drammatici, anche quello di una giovane studentessa di quattordici anni che, rimasta incinta dopo un rapporto con un ragazzo poco più grande di lei, si è trovata davanti le dure resistenze dei propri genitori. «La ragazza - spiega Daini - pur consapevole che la sua vita sarebbe cambiata drasticamente, avrebbe voluto tenere il bambino. Ma i suoi genitori sono stati irremovibili e, dicendo che quel bambino arrivato troppo presto avrebbe rovinato la vita della figlia, l'hanno spinta ad abortire.

Una decisione drammatica per qualunque donna, figuriamoci per una ragazzina che, anche sotto l'aspetto mentale, è molto più fragile. Per questo abbiamo tentato sino all'ultimo di far cambiare idea ai genitori, proponendoci di "accompagnare" a livello psicologico la ragazza sia durante la gravidanza sia dopo il parto, ma i genitori non ne hanno voluto sapere. È facile prevedere, purtroppo, in quali condizioni psicologiche la ragazza si troverà a crescere, dopo aver vissuto un dramma di questo genere, e come sarà terribilmente complicato il rapporto con i genitori».

Nel 2008, su 567 donne che si sono rivolte al Centro aiuto alla vita di Bergamo (475 nel 2007), 344 erano in attesa di un figlio (l'anno prima erano 286) mentre 223 erano già madri di più figli in cerca di aiuto (nel 2007 erano state 189). Sul totale delle donne in attesa di un bambino nel 2008 (344), solo sette hanno deciso di abortire (quattro le interruzioni nel 2007), mentre 208 hanno partorito il loro bambino. Le restanti 129 lo hanno partorito, o lo partoriranno, nell'anno in corso. «Si sono rivolte a noi - prosegue Daini - donne di 47 nazionalità diverse. Le più numerose sono di origini marocchine (145), seguite dalle boliviane (118). Le italiane che si sono a noi sono state invece 38, in sensibile aumento rispetto all'anno precedente. Quello che abbiamo potuto verificare negli ultimi mesi è l'incremento considerevole di afflussi di nazionalità italiana, persone nate a Bergamo o dintorni. E molti di questi casi sono rappresentati da famiglie intere. Uno degli ultimi casi riguardava appunto una famiglia normalissima che, davanti all'unica entrata economica andata persa per il licenziamento del marito, è andata in crisi profonda. La cosa positiva è che, pur non essendo a proprio agio (l'orgoglio e la dignità spesso impedisce di venire da noi) questo nucleo familiare è riuscito a chiedere aiuto e, di conseguenza, a raddrizzare una situazione che a loro pareva definitivamente compromessa». Lo stesso vale per le donne sole.

«Quasi sempre - osserva Daini - si tratta di giovani che, una volta rimaste incinte, vengono abbandonate dai propri compagni. A quel punto, anche se la quasi totalità di loro vorrebbe tenersi il figlio, non sanno più cosa fare davanti a delle spese che non lasciano scampo. Ma spessissimo, se trovano chi le sa ascoltare (una trentina le operatrici al Cav, ndr) e che trova il più delle volte una soluzione, riescono poi a dare alla luce quel figlio tanto amato. Certo, è importante stare al loro fianco non solo economicamente ma anche mentalmente: fondamentale per loro è capire che non sono più sole».

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