Motorizzazione, blocco degli straordinari

Proseguirà fino a venerdì prossimo, 3 novembre, lo sciopero degli straordinari alla Motorizzazione Civile. Lo ha deciso l’assemblea dei dipendenti riuntasi oggi per discutere le forme di agitazione e astensione dal lavoro in attesa che da Roma e dal Ministero competente arrivino buone nuove. Intanto lo sciopero ha già avuto come effetto la cancellazione di una sessantina di sedute di esami per le patenti e per le revisioni di automezzi. La protesta è a livello nazionale e a Bergamo è iniziata lunedì. Proclamata ad oltranza, l’agitazione coinvolge nella quasi totalità i dipendenti della Motorizzazione civile. I dipendenti si astengono completamente dal lavoro straordinario (praticato usualmente per rispondere alle richieste di patenti, revisioni e altre perizie tecniche, nonostante la cronica carenza di personale). Questo, quindi comporterà che tutti gli esami e le revisioni programmata in orari diversi da quelli d’ufficio (ovvero, per Bergamo, al lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio e al sabato mattina) slittano in data da definire. L’astensione dal lavoro straordinario ha all’origine la decisione del nuovo governo di separare il ministero delle Infrastrutture in due, quello dei trasporti e il dipartimento delle infrastrutture. «Noi sostanzialmente ci troviamo senza alcun referente - spiega Bruno Falconetti, dipendente della Motorizzazione civile di Bergamo e sindacalista di Rdb, Rappresentanze di Base -. Questo perché il decreto attuativo che ci assegna al ministero dei Trasporti non ha previsto la creazione di alcun capo del personale. Inoltre, è stata rigettata la proposta di creazione a Bergamo di un’Agenzia dei Trasporti, mentre si ventila l’ipotesi di assegnarci agli uffici territoriali governativi, che fanno capo alle Prefetture, proprio mentre con la Finanziaria si ipotizza la cancellazione di parecchi Utg. In questo quadro di totale confusione si aggiunge la cronica carenza di personale: dal 1995 a Bergamo non c’è più turn over, dovremmo essere in 70 dipendenti, arriviamo a mala pena alla quarantina».(27/10/2006)

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