Negozi dei piccoli paesi
Un sostegno dalla Provincia

C’è bisogno dei negozi. Ce n’è bisogno soprattutto nei piccoli paesi, che devono poter contare su questo primario punto di partenza e di riferimento per la gente. Certo, oggi molte abitudini sono cambiate: appena si può, in genere a fine settimana, si va a fare la spesa «grossa» nei supermercati e poi si riempiono dispense, frigoriferi e congelatori. Lo si fa per molte ragioni: dalla convenienza all’assortimento e poi perché la televisione ci ha messo in testa che andare al supermercato è un passaggio quasi obbligato, uno dei momenti che «fanno» il week-end.Ma occorre sostenere la presenza dei negozi, le botteghe di una volta, dove tutti andavano a fare la spesa, dal pane – come primo e indispensabile alimento – al cosiddetto companatico, fino ai dolciumi, che erano il sogno di tutti i bambini. Sotto i colpi della modernità e dei mutamenti in atto, in molti casi, di fronte a scelte se continuare o smettere, si tende ad abbassare la saracinesca: soprattutto quando gli anziani – proprietari o gerenti – decidono di… chiudere bottega. Bisogna incoraggiare la continuità di questi punti di vendita che svolgono anche altre funzioni oltre al servizio specifico. La gente va al negozio con la borsa della spesa: ci va per comperare, certo, ma ci va spesso anche per parlare, per scambiare le classiche quattro chiacchiere, che sono un prezioso elemento di umanità. «Nelle parole della gente al negozio – spiega il Presidente della Provincia Valerio Bettoni – c’è la vita del paese, si ricompone la geografia sociale della comunità. Lì si vengono a sapere molte notizie e lì si trova quindi, insieme con i generi alimentari e altri, anche quella merce fondamentale che è la dimensione umana».Il grido d’allarme e di difesa per i piccoli negozi non è casuale né formale: nasce purtroppo dalla cruda realtà delle cifre. Secondo le cifre di Unioncamere e Confesercenti Lombardia nei primi sei mesi di quest’anno, sul territorio della provincia di Bergamo, il saldo tra aperture e chiusure è in negativo per 113 unità, secondo una tendenza che va avanti da anni, qui come in altrre province (a Mantova, Como, Brescia e Milano la situazione è anche peggiore rispetto alla nostra). Nella regione lombarda, al 30 giugno scorso erano in attività 64.102 esercizi. Nel primo trimestre di quest’anno si sono contate 1.527 iscrizioni contro un totale di 2.999 cessazioni. Ciò si traduce – per la Lombardia – in 16 negozi di vicinato che ogni giorno chiudono i battenti. Del problema si è occupata proprio di recente la Giunta della Provincia di Bergamo, attraverso il Piano di settore del commercio e della grande distribuzione, che – dopo le consultazioni nei Comuni – dovrà essere approvato dal Consiglio Provinciale.In questo Piano la Provincia di Bergamo ha confermato – come indicato dalla Regione Lombardia – l’indirizzo di non prevedere ulteriori grandi centri commerciali.«In questo piano di settore, un approfondimento specifico – sottolinea il Presidente della Provincia, Valerio Bettoni – è stato fatto proprio sui piccoli negozi, in particolare sulle aree più deboli delle vallate e delle località lacustri. Chiaro che il livello di redditività economica in un’area debole è basso, che i guadagni possono essere e sono spesso poca cosa, ma i negozi sono anche altro rispetto al commercio quotidiano. Ci sono infatti alcuni aspetti da non trascurare: se chiude un negozio, in aggiunta alla cessazione dell’attività che è un fatto grave in sé – interviene anche un depauperamento non solo economico ma anche umano e sociale per tutta la comunità. Non dimentichiamo poi gli anziani o le persone malate e sole che non dispongono di mezzi propri per spostarsi e recarsi in altri paesi a far la spesa». Nell’organizzazione complessiva del commercio sono diverse le voci da considerare. «Ci sono le risorse pubbliche messe in atto dalla Regione, alle quali si sommano le politiche di sostegno della Provincia e dei Comuni. In prospettiva, però – a giudizio dell’assessore provinciale alla Pianificazione del territorio, Felice Sonzogni – è necessaria una vera iniziativa di perequazione e compensazione alla grande scala provinciale». Occorre, secondo Sonzogni, «far confluire risorse economiche che provengano dalle autorizzazioni sulla grande distribuzione (centri commerciali) a sostegno della permanenza delle attività commerciali esistenti nei paesi delle aree deboli. La normativa in questo senso può aprire tale opportunità: si tratta ora – con coraggio – di avviare qualche sperimentazione vera sul nostro territorio». (13/08/2008)

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