«No all’allevamento di visoni»
Antegnate, gli animalisti si mobilitano

Sabato 7 febbraio sfileranno in corteo da Fontanella ad Antegnate per dire «no ad un nuovo allevamento di visoni e alla moda crudele delle pellicce».

Con due progetti osteggiati dagli abitanti, dai sindaci e oggetto di proteste degli animalisti, la Bassa Bergamasca è diventata luogo simbolo di una battaglia nazionale contro gli allevamenti di visoni. «Sono 200.000 i visoni chiusi nelle piccole gabbie degli allevamenti italiani – spiega l’associazione Essere Animali – uccisi e scuoiati per farne pellicce. Il recente sondaggio Eurispes testimonia che il 90,7% degli italiani è contrario a questa crudele pratica, adesso le istituzioni blocchino il progetto di Antegnate e ne discutano in Parlamento il divieto, allineandosi ai sei paesi europei che già hanno intrapreso questa strada di civiltà».

Ad Antegnate sembrava tutto risolto un anno fa. Dopo un’intensa campagna di proteste e una presa di posizione dell’amministrazione comunale, l’allevatore aveva rinunciato al progetto di portare gabbie e 1.000 visoni in una vecchia stalla di famiglia situata in Cascina San Rocco, ad Antegnate. Ma adesso ha presentato una nuova domanda alla Provincia e dal movimento animalista ecco subito una nuova mobilitazione, che questa volta inizia in grande con il corteo di sabato 7 febbraio.

«Ogni nuovo allevamento di visoni costruito negli ultimi anni ha portato con sé polemiche, proteste, petizioni di cittadini e tentativi di divieto da parte delle amministrazioni locali. È assurdo che mentre altri Paesi europei vietano questo tipo di allevamenti in Italia aprano nuove attività. Già più di 100.000 cittadini hanno firmato la nostra petizione che chiede al Parlamento di discutere la proposta di legge per porre fine a questa pratica crudele ed arcaica, auspichiamo che la volontà della gente venga ascoltata», affermano da Essere Animali.

Questa mobilitazione fa parte della campagna «Visoni Liberi» lanciata dall’associazione Essere Animali dopo la diffusione di un video-choc girato all’interno degli allevamenti di visoni italiani. «Gli animali non sono oggetti a nostra disposizione per la produzione di pellicce, al giorno d’oggi possiamo vestirci senza sfruttarli e ucciderli. È un segno di avanzamento della società», concludono dall’associazione.

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