«Noi, rovinati dalla febbre del 53»

La febbre da 53 è contagiosa. Si può guarire, ma spesso troppo tardi, quando si è già finiti sul lastrico. Dal primo semestre del 2004 al secondo i bergamaschi hanno puntato al Lotto quasi il doppio. Le giocate sono passate da 98 milioni di euro a 188, facendo della Bergamasca la terza provincia lombarda. Buona parte dell’incremento – assicurano gli operatori – sarebbe dovuto alla caccia al numero ritardatario. Per mesi gli scommettitori hanno alzato la posta perdendo somme ingenti. C’è chi in meno di due mesi si è bruciato quasi 40 mila euro. Il gioco come il fumo per la Margherita toscana, che propone di affiggere nelle sale avvertimenti come sui pacchetti di sigarette.

DUE STORIE

40 MILA EURO IN FUMO Quanto può costare la «caccia» al 53 sulla ruota di Venezia? Nel caso di Giulio circa nove mila euro alla settimana, un totale di 40 mila euro nel giro di un paio di mesi. «Francamente – spiega il trentenne bergamasco – ho sempre considerato il Lotto una sorta di investimento, un po’ come giocare in Borsa. Così da quando ho cominciato, un paio d’anni fa, ho sempre puntato sui numeri ritardatari, quelli oltre le cento estrazioni, perché statisticamente dopo qualche settimana uscivano quasi sempre. Cominciavo attorno alle 130 e dopo qualche estrazione ci azzeccavo. Distribuendo i rischi su più puntate sono riuscito anche a guadagnare delle belle cifre fino a un massimo di trentamila euro con l’8 sulla ruota di Palermo. Col 53 di Venezia però è andata un po’ diversamente, mi sono fissato su questo numero e ho commesso l’errore di non giocare più sugli altri: così adesso mi trovo sotto. L’angoscia? C’è e come perché, nonostante disponga di buone risorse, non ho certo un patrimonio infinito».

E i soldi a ogni estrazione mancata diminuiscono. Botte da 4-5 mila euro alla volta, si diceva. Come se ne esce? «Bisogna porsi un limite, anche in questi casi serve un po’ di razionalità – aggiunge Giulio – continuerò a giocare fino a un massimo di 200 estrazioni diversificando, allo stesso tempo, le puntate. Nella storia del Lotto i numeri che sono arrivati a questi livelli rappresentano delle autentiche rarità. Il record è stato toccato dall’8 su Roma nel ’41 che non è uscito per 201 volte, a ruota c’è il 55 su Bari: nel Sessanta si è fatto attendere per 196 estrazioni. Ma come dicevo sono delle rarità. Tutti gli altri sono arrivati prima. E mi auguro succeda anche col 53: l’obiettivo è di recuperare almeno la metà dei soldi spesi». Il resto se ne andrebbe in fumo. Proprio come è capitato in Borsa negli ultimi anni.

CASA IPOTECATA Le dinamiche di gruppo sono davvero misteriose. Il giorno prima non sai nemmeno cos’è una tombola e quello dopo ti trovi alle prese con puntate al Lotto che alla fine ti costringono a ipotecare la casa. È capitato a un gruppo di colleghi di un’azienda bergamasca qualche anno fa. All’epoca il 53 su Venezia si chiamava 39 su Cagliari. Tante estrazioni e lui, il numero maledetto, che non usciva mai. Perché non tentare allora la sorte? Perché non mettersi assieme, non unire le forze, e cercare qualche soldo facile?

«Proprio quello che abbiamo fatto – racconta uno di loro –. Così quasi per scherzo. Cominciammo con cifre minime, dieci, venti mila lire a testa (all’epoca l’euro non c’era ancora, ndr) che ogni volta dovevano essere aumentate. A convincerci infatti era stato un ragazzo a conoscenza di queste tabelle progressive che ti costringono a puntare sempre di più per rientrare della somma investita: sono delle autentiche trappole finanziarie, un pericolosissimo gioco al rialzo».

Come andò a finire? «Andò a finire male – aggiunge – perché se io terminai presto i soldi e mi ritirai dal gruppo contenendo i danni, altri non si tirarono indietro e alla fine andarono sotto di diverse decine di milioni. Ricordo un collega in particolare che, pur non avendo particolari disponibilità economiche, si lasciò prendere la mano al punto che per ottenere un prestito dalla banca, ipotecò la casa, con tutte le conseguenze che si possono facilmente immaginare sia a livello personale che sul lavoro. Pazzesco: qualche settimana prima non avrebbe nemmeno giocato al totocalcio».

Ma allora come può accadere? «Purtroppo ad accecarti – conclude questo giovane che preferisce restare nell’anonimato – è il miraggio dei soldi facili, della vita che se non ti cambia almeno diventa più facile nel giro di poche ore. Il resto lo fa il meccanismo del rilancio, per cui devi sempre spendere di più. L’unico aspetto positivo è che nessuno di noi da allora ha più puntato un euro al gioco del Lotto. Come siamo entrati siamo anche usciti. Salvo aver bruciato un bel mucchio di soldi e nel caso del collega cui accennavo anche buona parte della serenità in famiglia».

(28/01/2005)

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