Osio Sopra, bomba carta e spari
I nomadi: «Noi siamo le vittime»

All’inizio l’accoglienza è tutt’altro che piacevole. L’essere finiti al centro delle cronache li ha infastiditi e, mercoledì 6 maggio, vedere un giornalista che faceva domande era l’ultima cosa che la famiglia di etnia Kalderash di Osio Sopra avrebbe voluto.

Faticoso, per usare un eufemismo, ribadire la necessità di voler raccogliere anche il loro punto di vista, senza essere aggrediti verbalmente e fatti oggetto di minacce (salvo poi, alla fine, scusarsi per le modalità). Ed è un fiume in piena in particolare uno dei nomadi che abitano nella villa di via Mastro Bonacio fatta oggetto, sabato notte, del lancio di una bomba carta e di otto colpi di pistola, tre dei quali hanno raggiunto un camper posteggiato davanti casa (e forato una gomma), senza ferire nessuno. E, pian piano, a dargli corda arrivano numerosi altri nomadi, fino a finire circondati nel loro cortile da almeno una ventina di persone.

«Noi qui siamo le vittime, non siamo pregiudicati», tuona uno di loro, particolarmente agitato. Per fortuna a riportare a miti consigli interviene il capofamiglia, che ragionevolmente spiega l’accaduto e chiarisce: «Abitiamo qui da 22 anni, siamo italiani e non abbiamo avuto mai problemi con nessuno. Perché ci hanno fatto questo, ancora non lo sappiamo. E nemmeno immaginiamo chi possa essere stato. Qui ci conoscono e rispettano tutti, perché noi rispettiamo tutti gli altri. Non siamo criminali né mafiosi e non facciamo nulla di male. Se oggi dovessero dirmi che hanno scoperto chi ha sparato contro la nostra casa e il motivo, sarei la persona più felice del mondo. Spero li trovino presto». L’ipotesi che prevale tra gli inquirenti è quella del gesto intimidatorio mirato.

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