Per la caccia in deroga
chiesto lo stop dagli ambientalisti

«Le Province di Bergamo e Brescia fermino la caccia in deroga nei loro territori, in vista dell’inizio della stagione venatoria previsto per domenica»: è la diffida inoltrata venerdì da un gruppo di associazioni ambientaliste (Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Enpa, Fareverde, Gaia, Amici della Terra, Gol, Wwf) ai presidenti della Provincia e ai prefetti di Bergamo e di Brescia.

La diffida si basa sul presupposto che la recente disciplina regionale sulla caccia in deroga (che le Province sono chiamate ora ad applicare), permette l’uccisione di piccoli uccelli protetti (tra cui 96.660 peppole, 497.450 fringuelli, 50.000 pispole, 32.000 frosoni).

Questo, secondo le associazioni, è «patentemente illegittimo», in quanto la delibera in questione è stata «varata in violazione di giudicato costituzionale, in aperto e conclamato contrasto con il diritto comunitario, oltre che fondata su una disposizione legislativa nazionale già disapplicata dal giudice di ultimo grado».

I prefetti, inoltre, sono invitati «ad assicurare il regolare funzionamento dell’attività venatoria e a richiamare gli organi provinciali a intervenire sollecitamente, perché non vengano compiuti atti contrari alla Costituzione e costituenti o gravi e persistenti violazioni di legge, azionando in caso contrario la procedura per la rimozione della presidenza o per lo scioglimento del Consiglio».

«La legge regionale – rilevano ancora le associazioni – è identica alla precedente legge 30 luglio 2008 n. 24, attualmente al vaglio della Corte Costituzionale, e alle precedenti leggi 2 e 20 del 2007 già sentenziate illegittime (sentenze 250, 405 del 2008 Corte Costituzionale). Occorre poi ricordare che è pendente nei confronti dell’Italia un’ennesima procedura di infrazione per la violazione del diritto comunitario con espresso riferimento alle leggi regionali di Lombardia e Veneto. La responsabilità, e i rilevanti oneri finanziari della condanna, ricadranno sulla Regione Lombardia, ma anche sulle Province che non abbiano proceduto a disapplicare la legge regionale».

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