Permessi a luci rosse: l’ex vicequestore di Bergamo respinge tutte le accuse

Respinge tutte le accuse Tommaso Conti, l’ex vicequestore vicario di Bergamo imputato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di corruzione nell’inchiesta sulle cosiddette tangenti a luci rosse. Il dirigente della polizia – assistito dagli avvocati Aldo Algani e Marco Pievani – è stato ascoltato per due ore oggi dal gup Ezia Maccora e si è dichiarato completamente estraneo ai fatti.Era stato lo stesso Conti a chiedere di poter essere ascoltato: lo aveva fatto all’inizio di febbraio all’udienza preliminare dov’era comparso con altre 24 persone per le quali la Procura – pubblico ministero Enrico Pavone – ha chiesto il processo. E al giudice ha confermato di non aver mai fatto alcun favore, nessuna azione illecita: conosceva alcuni degli altri imputati solo perché frequentavano lo stesso bar. Però parlavano di sport o altro, non certo - secondo Conti - di permessi di soggiorno o di festini. Intanto oggi un poliziotto di Bergamo ha fatto istanza di patteggiamento. A marzo sono già fissate altre udienze: il 9, il 16, il 23 e il 30. Le ultime due date in aprile, il 6 e il 13. La vicenda è quella nata dalla doppia inchiesta – condotta dalla Digos e dalla Squadra Mobile e confluita poi in un unico procedimento – che fece finire nei guai poliziotti e carabinieri. Da una parte – si contesta – c’era un sistema di tangenti (denaro e favori sessuali) pagate a poliziotti per far ottenere permessi di soggiorno a immigrati che non ne avevano i requisiti; dall’altra, un giro di prostituzione da night che gli investigatori ora imputati, sia poliziotti sia carabinieri, avrebbero coperto, sempre in cambio di favori di natura sessuale.(09/03/2006)

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