Piano cave, dibattito aperto dopo il «no» della Provincia

Fa discutere il piano cave dopo il voto negativo della Giunta Bettoni: adottato da via Tasso nel marzo del 2004, è tornato dalla Regione - che ha tenuto conto delle osservazioni dei Comuni, e non solo - con sostanziali modifiche in termini di quantità e qualità (qualche milione di metri cubi di escavazioni in più). Così la Giunta ha espresso un no deciso, all’unanimità, lanciando un segnale: il piano della Provincia prevedeva la progressiva chiusura di alcuni siti, per arrivare al termine dei dieci anni, con una cinquantina di cave in attività. È semplicemente un dialogo fra Giunte in itinere, commentano il giorno dopo i consiglieri di maggioranza: tutto deve ancora passare in commissione e in consiglio regionale. Le minoranze chiedono una discussione nelle sedi istituzionali adeguate, Legambiente sottolinea che questo dimostra che il piano era inadeguato già in partenza, e che c’è il rischio di approvare un piano vecchio e inadeguato. I Verdi temono invece che alla fine le quantità saranno esagerate rispetto all’esigenza di tutelare il territorio.

Gli addetti ai lavori, con l’Associazione nazionale degli estrattori, ricordano che la situazione è ogni giorno più critica: si continua a lavorare con un piano scaduto da 5 anni, c’è carenza di materiale e le riserve sono già state intaccate in questi anni. Chi si occupa di marmi invece paventa il rischio che, a fine 2006, qualcuno avrà l’acqua alla gola e alcune attività rischieranno la chiusura. Il dibattito è aperto, i passaggi sono ancora molti: e la situazione potrebbe ancora cambiare.

(04/11/2005)

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