Serpenti lunghi due metri, procioni, iguana, scoiattoli e gamberi americani. Incredibile ma vero: l’Adda e le sue sponde si stanno popolando di fauna esotica. A lanciare l’allarme è il Wwf di Trezzo che in un dettagliato documento denuncia la massiccia presenza di specie faunistiche non indigene nelle acque del fiume e lungo le sue rive. Gli esperti parlano di «bioinvasione»: ospiti «non invitati» provenienti da altri continenti che gli ecosistemi europei si trovano a dover sopportare. L’Italia ne ha 1.500, di cui 600 sono invertebrati. La maggior parte delle specie è arrivata nel nostro paese a bordo di camion, aerei e navi ma non mancano introduzioni volontarie. Spesso gli animali appartenenti a specie non indigene vengono introdotti a scopi venatori, oppure fuggono dagli allevamenti, o ancora sono liberati da incauti proprietari che dopo averli acquistati si rendono conto di non essere in grado di tenersi in casa pitoni o iguana e li liberano nel primo parco, pensando di togliersi un problema e magari di restituire al malcapitato la libertà. Gli «intrusi», però, danneggiano in maniera irreparabile l’habitat della fauna locale portandola sull’orlo dell’estinzione.Nella relazione del Wwf, intitolata «Prima che sia troppo tardi», gli ambientalisti di Trezzo evidenziano come l’abbandono di specie esotiche nell’Adda e sulle sue sponde abbia gravemente compromesso la popolazione di animali e piante indigene. La storia della tartaruga dalle orecchie rosse, che ha decimato le tartarughe europee che vivevano nell’Adda, vale per molte specie che un tempo erano presenti nel fiume. Diverse varietà di pesci sono state soppiantate dall’enorme e vorace pesce siluro. Mentre nel parco comunale di Trezzo vive una nutrita colonia di scoiattoli grigi americani (responsabili di aver ridotto a pochissimi esemplari i nostri scoiattoli rossi) che è riuscita persino a introdursi in municipio. Sempre nella zona dell’Adda (a Vaprio) è stato avvistato un procione e nei mesi scorsi sono stati rinvenuti due boa costrictor – abbandonati al loro destino dopo essere stati rinchiusi in vasi di vetro – e un’iguana verde lunga circa un metro (evidentemente cresciuta troppo per stare in un terrario domestico). Sull’argine trezzese, vicino alla centrale Taccani, è segnalata inoltre la presenza di roditori a noi ormai familiari ma parecchio dannosi: le nutrie.«L’invasione di specie non autoctone – ha spiegato il presidente del Wwf Trezzo, Fabio Cologni – è un trauma per la biodiversità. Invitiamo il Parco Adda Nord a farsi promotore di un’iniziativa che tuteli il nostro patrimonio di specie, coinvolgendo le associazioni locali e le istituzioni». L’associazione ambientalista propone l’istituzione di una task force per la conservazione della biodiversità dell’Adda, di cui facciano parte anche le associazioni di pescatori e cacciatori, le guardie ecologiche del parco e le autorità provinciali e comunali. Allo studio anche un opuscolo informativo da distribuire nei luoghi pubblici che identifichi le specie invasive e consenta di segnalarne la presenza agli enti preposti al monitoraggio della fauna.(02/08/2008)
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