Predore-Tavernola, ciclopedonale chiusa
«Così è stato solo uno spreco di soldi»

Se alla fine non si deciderà di intervenire, sarà stato solo l’ennesimo spreco di soldi pubblici. La mail del nostro lettore Claudio ci offre l’occasione di tornare a parlare del percorso ciclopedonale realizzato all’esterno della galleria fra Predore e Tavernola.

Un percorso bellissimo e fra i più suggestivi di tutto il lago che però non può essere utilizzato a causa del rischio della caduta di altri massi, come era accaduto nel 2012. Claudio affronta il problema con una serie di osservazioni interessanti: intervenire per risolvere il problema - dice - comporterà sì una ulteriore spesa, ma in fondo sarebbe un peccato non farlo. Anche perché molta gente, comunque sia, accede al percorso passando dai varchi interni alla galleria. Ecco la sua lettera.

«Spettabile redazione,
vorrei segnalare una situazione anomala che permane e che non vede, almeno dalle informazioni di cui dispongo, la possibilità di una prossima soluzione. Negli scorsi anni sono stati effettuati i lavori di recupero della vecchia strada che corre all’esterno della galleria tra Predore e Tavernola Bergamasca, con lo scopo di trasformarla in un percorso ciclopedonale.

L’operazione, che ha visto per alcuni tratti l’installazione di reti di protezione e per altri la realizzazione di passaggi protetti in calcestruzzo, ha consentito per un certo periodo la fruizione di una passeggiata di notevole effetto scenografico.

Purtroppo la caduta di un masso, avvenuta ormai anni fa ovviamente in una delle zone in cui non era stata ritenuta necessaria una protezione, ha provocato la chiusura del percorso, con il risultato che tutto il traffico pedonale e ciclistico deve necessariamente passare all’interno della galleria, dove non sussistono, a mio modesto parere, le condizioni minime di sicurezza per la circolazione quantomeno dei pedoni.

Il percorso esterno (a inizio e fine galleria, n.d.r.) è stato a suo tempo bloccato con l’installazione di barriere metalliche dotate di porte con maniglioni antipanico per le

situazioni di emergenza. Successivamente le suddette porte sono state saldate per impedirne la apertura, ma così facendo si è reso impossibile il deflusso regolare di persone in caso di problemi all’interno della galleria generando sicuramente, in caso di eventi gravi ed auspicando l’assenza di vittime, complicazioni di carattere giudiziario.

Il problema sembra essere stato accantonato poiché ancora oggi non si ha conoscenza di previsioni di interventi, che invece dovrebbero essere considerati comunque urgenti per porre rimedio a quelle che sono state evidentemente, in fase di progettazione, delle considerazioni quantomeno ottimistiche sulla probabilità di caduta di massi nelle zone non protette.

Ovviamente, qualora non si optasse per il ripristino, saremmo di fronte ad un ennesimo caso di spreco di soldi pubblici che, a quanto mi è stato detto ma che non ho potuto verificare, assommerebbero ad oltre un milione di euro (sono effettivamente 1,6 milioni, n.d.r.).

Mi rendo conto che ulteriori interventi significano investire ancora denaro, ma nel contempo mi domando se, intervenendo correttamente a suo tempo, i costi avrebbero potuto essere simili a quanto già speso.

Le domande al riguardo sono molte, ma pare che si sia in pochi a porsele».

© RIPRODUZIONE RISERVATA