Prezzi, Bergamo resta la più cara d’Italia

Nuova frenata del carovita. Ma in città inflazione al 3,5% contro la media del 2,5

Nuova battuta d’arresto per il carovita, ma Bergamo, per il secondo mese consecutivo, resta la città più cara d’Italia con un’inflazione al 3,5 per cento contro la media nazionale del 2,5, il livello più basso toccato negli ultimi quindici mesi. La notizia è arrivata ieri dalla consueta rilevazione delle città campione, ma il dato definitivo sarà annunciato a metà dicembre. E nulla esclude che in base al consueto gioco degli arrotondamenti, la tendenza del carovita possa scendere ulteriormente verso il 2,4 per cento.

A livello locale il dato dell’inflazione e le variazioni più significative registrate in città rispetto a ottobre sono stati resi noti ieri dall’assessore al Commercio Fabrizio Antonello, al termine delle riunioni della commissione comunale per il controllo dei prezzi al consumo e dell’Osservatorio dei prezzi. In generale si assiste a un rallentamento della corsa dell’inflazione. Cifre alla mano, a novembre l’indice dei prezzi al consumo ha registrato a Bergamo un aumento congiunturale dello 0,2 per cento, il tasso tendenziale (la variazione percentuale rispetto allo stesso mese del 2002) segna invece una diminuzione dello 0,1 per cento, attestandosi quindi a 3,5 per cento contro il 3,6 di ottobre.

Un dato comunque impressionante, soprattutto se paragonato a quello delle altre 22 città campione: Napoli e Torino sono al 3 per cento; sempre al di sopra della media restano anche Verona (2,8) Ancona (2,7), Genova, Perugia, Trieste, Como e Ferrara (al 2,6 per cento).

«A fronte di questa situazione abbiamo chiesto alle associazione dei commercianti - rileva l’assessore Antonello - un ulteriore impegno al contenimento dei prezzi». E un primo accordo importante è in dirittura d’arrivo: «Si tratta di un’intesa con le pizzerie di Bergamo perché si blocchino i prezzi una, due sere alla settimana. In questo modo andiamo incontro alle esigenze dei consumatori, ma anche a quelle dei commercianti che riusciranno a riempire i locali nelle serate tradizionalmente di minor affluenza». Ma non è tutto: «Ho chiesto ai commercianti anche un ulteriore sforzo per frutta e verdura: ho proposto un paniere di prodotti con i prezzi bloccati, ma è di più difficile realizzazione, visto che il prezzo dei prodotti è legato a doppio filo all’andamento meteorologico».

E, sempre dati alla mano, gli aumenti più significati si sono registrati per bevande alcoliche e tabacchi (più 0,4 per cento) e per alberghi e pubblici esercizi (più 0,5 per cento). Per quanto riguarda i generi alimentari e le bevande, che hanno registrato un rincaro del 6,9 per cento rispetto a un anno fa, da segnalare i seguenti aumenti: carne bovina (0,6%), altre carni (1%), crostacei e molluschi (1,7%), ortaggi e legumi (1,1%), sale (3,5%), mentre calano i prezzi di pesce secco o salato e gelati. Più cari anche spese e servizi sanitari, abbigliamento e calzature.

Critiche le associazioni dei consumatori, che ritengono l’inflazione al 2,5 per cento fasulla in quanto il carovita percepito dalle famiglie è in realtà addirittura del 15 per cento. L’Intesa dei consumatori non crede al calo rilevato nelle città campione e sottolinea che sui bilanci familiari pesano ancora aumenti a due cifre, soprattutto per i generi di prima necessità. Per la Federconsumatori bergamasca «non c’è giustificazione plausibile perché a Bergamo l’inflazione corra più in fretta che nel resto d’Italia. I salari, le pensioni, i redditi da lavoro dipendente sono gli stessi delle altre città, i servizi di pubblica utilità di cui i bergamaschi fruiscono non sono migliori di quelli dati agli abitanti di altre località e i prodotti venduti in città non sono migliori di quelli venduti a Brescia, Milano o Roma». Per Lino Baronchelli dell’Adiconsum «vanno bene tutte le iniziative per calmierare i prezzi, ma i consumatori non devono farsi illusioni. Piuttosto noi associazioni, in accordo con gli enti locali, dovremmo fare insieme delle rilevazioni per indirizzare i consumatori nei negozi e supermercati dove si può risparmiare».

(21/11/2003)

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