Prima notte per gli sfollati dopo il sisma
Centinaia di scosse, migliaia senza casa

Prima notte per migliaia di sfollati che hanno perso la casa in seguito alla forte scossa di domenica mattina 30 ottobre. Magnitudo 6.5, la più forte dal terremoto dell’Irpinia del 1980.

Nella notte tra domenica e lunedì la terra ha tremato ancora, centinaia di volte. Sono 114 le piccole scosse registrate dai sismografi dell’Ingv. La piu forte, alle 4,27, in provincia di Perugia, di magnitudo 4.2 a 11 chilometri di profondità e a soli 3 chilometri da Norcia. Prosegue intanto il lavoro della Protezione civile e degli altri soccorritori impegnati sul campo. Al momento risultano quasi ottomila le persone assistite. In particolare, sono oltre 900 in Umbria: quasi 400 presso strutture alberghiere nell’area del Trasimeno e oltre 500 in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale.

Nelle Marche, gli assistiti sono circa 6.500, di cui oltre 2.000 negli alberghi sulla costa adriatica, 4.000 in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale e le altre in strutture ricettive agibili sul territorio.

Nel Lazio, 130 persone sono ospitate in una struttura allestita a Leonessa. A questi la Protezione civile stima che si aggiungeranno, nelle prossime ore, circa 3.000 persone che trascorreranno la notte in strutture di prima accoglienza in corso di allestimento tra Umbria e Marche. In totale gli sfollati sono però migliaia: persone che hanno perso la casa oppure che attendono il via libera della Protezione civile o dei vigili del fuoco prima di poter rientrare. Sono oltre un centinaio i comuni delle Marche che hanno segnalato crolli dopo l’ultima scossa. Non si sono registrati feriti, mentre è in corso il trasferimento di circa mille sfollati dalle aree colpite alle strutture ricettive della costa. Si sta inoltre provvedendo, sul posto, alla logistica e alla somministrazione dei pasti.

La scossa 6.5 delle 7.40 di domenica è “strettamente collegata” ai terremoti che dal 24 agosto si sussegono tra Umbria e Marche. Il direttore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr, Paolo Messina spiega: “Si tratta di un’unica faglia che fortunatamente si è mossa in tre momenti diversi si diversi tratti, se si fosse mossa tutta insieme contemporaneamente avrebbe potuto superare i 7 gradi di magnitudo”. L’incognita ora è il futuro: “Non possiamo escludere nuove scosse, anche più forti di quest’ultima. Non conosciamo la quantità di energia che ancora è accumulata su queste faglie perché l’epicentro del sisma è a 10 chilometri sotto terra”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA