Profughi, siamo ancora in alto mare
Si ripristina il controllo alle frontiere

Resta in alto mare la riunione dei ministri europei dell’Interno convocata per trovare un accorso sulla redistribuzione dei 120 mila profughi che si aggiungono ai 40 mila attualmente in Italia e Grecia sui quali, invece, un’intesa è stata trovata.

Restano le profonde divisioni tra i governi con una linea netta tra un gruppo di paesi dell’Est, e cioè Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca, e Ungheria, e il resto del continente (Regno Unito, Irlanda e Danimarca godono di una clausola di «rinuncia»). In mancanza di un accordo tra i ministri europei dell’Interno, sarà convocato un ennesimo vertice straordinario dei capi di stato e di governo della Ue.

Non c’e’ solo la Germania ad aver ripristinato il controllo alle frontiere, Berlino è stata seguita da Austria, Slovacchia e adesso anche dall’Olanda. Poi la Francia, che si è dichiarata pronta a farlo per quanto riguarda la frontiera con l’Italia. Lo ha annunciato il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve.

«Le quote non sono una soluzione», ha ribadito lo slovacco Robert Kalinak, confermando che i quattro paesi di Visegrad (Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca, e Ungheria) restano contrari alle quote di redistribuzione dei migranti obbligatorie e a un meccanismo permanente di ricollocazione.

Nella bozza di conclusioni del Consiglio si afferma che i governi si impegnano «a ricollocare altri 120 mila profughi» indicando che le quote proposte dalla Commissione sono «la base» per un accordo sulla distribuzione. Tuttavia si parla di «flessibilità» circa l’attuazione concreta di tale principio da parte degli Stati.

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