«Progettava l’evasione del figlio»
Forse il Ragno pensava alla dinamite

Giambattista «Ragno» Zambetti progettava l’evasione del figlio Mattia, in carcere in Slovenia dopo una rapina con sparatoria in cui era rimasto ferito un poliziotto?

È quanto adombrato dall’accusa all’udienza per il processo per associazione per delinquere, usura, estorsione e ricettazione che lo vede imputato con altre quattro persone.

È stato un vice brigadiere del nucleo operativo di Clusone a ricostruire quello che sembrava tanto un sopralluogo. Siamo nel settembre 2011, un mese dopo l’assalto e la cattura di Zambetti jr e del complice Eugenio Russo.

I carabinieri della Valle Seriana stanno compiendo indagini per rogatoria al di là del confine e notano una presenza che non può passare inosservata: il Ragno appostato sul terrazzo di un centro commerciale che dà sul campetto di calcio del carcere investigativo di Capodistria, dove è detenuto il figlio (sarà poi trasferito in quello, più sicuro, di Lubjana).

Che ci fa lì papà Zambetti? Gli inquirenti sospettano che stesse pianificando un’evasione in grande stile, magari utilizzando il candelotto di dinamite e quello di esplosivo «slurry» (entrambi in uso nelle cave per l’attività estrattiva) che i carabinieri avrebbero trovato nell’aprile 2013 sepolti in un campo di Monasterolo di proprietà del Ragno.

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