Provenzano, due «bergamaschi» registi dell’arresto del superboss

Dopo una latitanza di oltre 40 anni è arrivato l’arresto di Bernardo Provenzano. Il «capo dei capi» di Cosa Nostra è stato sorpreso nelle campagne del Corleonese durante un blitz della polizia, frutto delle indagini coordinate da Nicola Cavaliere, capo della Direzione centrale anticrimine(Dac) del Dipartimento di Stato. Sono poi stati gli uomini di Giuseppe Caruso, il questore di Palermo, a bloccare il boss. Sia Cavaliere che Caruso hanno un importante passato «bergamasco», alla Squadra Mobile della nostra città.Nicola Cavaliere, infatti, è stato capo della Squadra Mobile a Bergamo dal 1975 al 1981 (a fianco una foto di Cavaliere quando lavorava a Bergamo), con risultati di primo piano. E Giuseppe Caruso, proprio a Bergamo, nel 1974, ebbe il primo incarico di vicecommissario. A Bergamo ha passato 18 anni, dal 1974 al 1992 e qui si è trovato a collaborare strettamente con Cavaliere. Una collaborazione che continua nei diversi ruoli di oggi e che ha portato all’arresto del boss. Gli uomini di Caruso hanno portato avanti le indagini con meticolosità e proprio loro sono entrati in azione bloccando Provenzano.«L’operazione è stata fatta con grande puntualità, serenità e soprattutto grande professionalità», ha commentato Nicola Cavaliere, che ha coordinato l’intera operazione. Il capo della Direzione centrale anticrimine assicura anche che «l’indagine non finisce qui», lasciando ipotizzare sviluppi ed eventualmente altri arresti. Caruso invece tiene a spiegare che Provenzano «non è stato tradito» dai suoi uomini e dunque non ci sarebbe una «soffiata» all’origine del blitz della polizia, nessun pentito o confidente. Piuttosto - insiste Caruso - «lo abbiamo preso grazie a indagini condotte in vecchio stile: attraverso pedinamenti e intercettazioni. A un certo punto abbiamo deciso di agire». Nell’ambito dell’arresto del boss è stato fermato anche un pastore, che sarebbe il proprietario del casolare dove Provenzano è stato trovato.(11/04/2006)

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