Conte in Senato: al Colle per le dimissioni
«Questa crisi porta gravi rischi al Paese»

Il presidente del Consiglio ha riferito al Senato sulla crisi di governo. «Salvini ha perseguito interessi personali». La replica: «Rifarei tutto quello che ho fatto».

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Senato ha annunciato le dimissioni durante il discorso delle 15 di martedì 20 agosto: «Alla fine di questo dibattito mi recherò dal Presidente della Repubblica per dimettermi», ha detto. «Ora il presidente della Repubblica guiderà il Paese in questo passaggio delicato - ha affermato il premier nel suo intervento in Senato -. Colgo l’occasione per ringraziarlo per il sostegno che mi ha dato».

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte entra nell’Aula del Senato tra gli applausi dei senatori M5S ma non di quelli della Lega. Stringe la mano calorosamente a Matteo Salvini, con cui si scambia due parole all’orecchio: quindi stringe la mano, uno ad uno, a tutti i ministri della Lega in piedi alle sue spalle. Quando si siede, Salvini si accomoda accanto a lui. Conte siede tra i vicepremier Salvini e Di Maio.

«Ho chiesto di intervenire per riferire sulla crisi di governo innescata dalle dichiarazioni del ministro dell’interno e leader di una delle due forza di maggioranza», ha detto Conte nel suo intervento in Senato.

«L’8 agosto Salvini ha diramato una nota con cui si diceva che la Lega poneva fine alla sua esperienza e voleva le urne. Ha quindi chiesto la calendarizzazione di comunicazioni. Oggetto grave che comporta conseguenze gravi», ha detto Conte.

Questo passaggio «merita di essere chiarito in un pubblico dibattito che consenta trasparenza e assunzione di responsabilità da parte di tutti i protagonisti della crisi. Io ho garantito che questa sarebbe stata un’esperienza di governo all’insegna della trasparenza e del cambiamento e non posso permettere che questo passaggio possa consumarsi a mezzo di conciliaboli riservati, comunicazioni rilasciate sui social o per strada».

«I tempi di questa decisione espongono a gravi rischi il nostro Paese», ha detto Conte nelle sue comunicazioni al Senato parlando della decisione di Salvini di avviare la crisi di Governo.

«Questa crisi interviene in un momento delicato dell’interlocuzione con le istituzioni Ue. In questi giorni si stanno per concludere le trattativa per i commissari e io mi sono adoperato per garantire all’Italia un ruolo centrale. È evidente che l’Italia corre il rischio di partecipare a questa trattativa in condizioni di oggettiva debolezza».

«La decisione di innescare la crisi è irresponsabile. Per questa via il ministro dell’Interno ha mostrato di seguire interessi personali e di partito».

«Aprire la crisi in pieno agosto per un’esperienza di governo giudicata limitativa da chi ha rivendicato pieni poteri - ha detto il premier nel suo intervento in Senato - e la scelta di rinviare fino ad oggi la decisione presa da tempo è un gesto di imprudenza istituzionale irriguardoso per il Parlamento e portando il paese in un vorticosa spirale di incertezza politica e finanziaria».

«Le scelte compiute in questi giorni dal ministro dell’Interno rilevano scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale».

«Non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri, ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità». «Le crisi di governo, nel nostro ordinamento, non si affrontano e regolano nelle piazze - ha spiegato - ma nel Parlamento. In secondo luogo, il principio dei pesi e contrappesi è fondamentale perché sia garantito l’equilibrio del nostro sistema e siano precluse vie autoritarie».

Forti le contestazioni alle parole di Conte della compagine leghista in Senato ripresa anche dal presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati.

«L’azione di governo si arresta» ha poi dichiarato il primo ministro. «La crisi in atto compromette l’azione di questo governo che qui si arresta» ha dichiarato nel suo intervento in Senato e ha poi chiarito che si recherà al Colle per presentare le sue dimissioni al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Ora il presidente della Repubblica guiderà il Paese in questo passaggio delicato. Colgo l’occasione per ringraziarlo per il sostegno che mi ha dato».

Solo Pd, Leu ed Fdi applaudono quando Giuseppe Conte annuncia la fine della sua esperienza di governo. Immobili tutti gli altri. Il discorso di Conte è durato circa 50 minuti. «Questa esperienza mi lascia una grande verità. Mi ha arricchito enormemente. Mi ha trasmesso grande fiducia per il futuro del Paese» ha concluso il presidente del Consiglio uscente.

La replica di Salvini

«Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto», ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, intervenendo nell’Aula del Senato sedendosi tra i banchi dei senatori della Lega e lasciando i ministri di governo. «Non ho paura del giudizio degli italiani». Sono qua «con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero». «Se qualcuno da settimane, se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza, molliamo quei rompipalle della Lega e ingoiamo il Pd, non aveva che da dirlo. Noi non abbiamo paura», ha detto ancora Salvini.

«La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto ma nel non avere nessun padrone», ha detto Matteo Salvini citando Cicerone. «Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo, siamo o non siamo liberi?». «Voi citate Saviano, noi San Giovanni Paolo II.., lui diceva e scriveva che la fiducia non si ottiene con la sole dichiarazioni o con la forza ma con gesti e fatti concreti se volete completare le riforme noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri...».

«Omnia vincit amor», l’amore vince sempre». Così Matteo Salvini cita una frase di Publio Virginio Marone nel suo intervento in Aula al Senato. «Avete scelto il bersaglio, eccomi pronto a sacrificarmi, non c’è problema - ha continuato rivolgendosi alle opposizioni - il mio Paese vale più di mille poltrone, non ho paura e non hanno paura gli uomini e le donne della Lega».

La parola a Renzi

«Sarebbe facile assistere allo spettacolo sorridendo ma la situazione impone un surplus di responsabilità. Lei oggi presidente del consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l’Ue ci dice che l’esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare» . «No si è mai votato in autunno, c’è da evitare l’aumento dell’Iva e serve un governo non perchè noi ci vogliamo tornare ma perchè l’aumento dell’Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora ora, questo è il Parlamento non il Papeete».

Le parole di Conte sono «da apprezzare» ma c’è il «rischio di una autoassoluzione», ha detto in una nota il Segretario del Pd Nicola Zingaretti. Per questo «qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi».

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