Reati finanziari, recuperati 67 milioni
Sigilli della Procura su case e conti correnti

L’azione della Procura di Bergamo in un anno: congelati immobili e quote societarie, arma che gli evasori temono più del carcere.

Nei corridoi della Procura di piazza Dante lo chiamano scherzosamente «il bottino», mutuando il gergo di chi sta dall’altra parte della barricata. È il frutto di quello che tecnicamente si chiama sequestro preventivo per equivalente, arma che gli evasori temono più del carcere, e che ha permesso nell’anno giudiziario che va dal 1.7.2017 al 30.6.2018 di ottenere sequestri per beni, immobili, conti correnti, quote societarie per 67.300.000 euro (a fronte di una richiesta di 68.400.000 euro) nell’ambito di 35 procedimenti per delitti tributari, peculato e riciclaggio che vedono indagate 321 soggetti, di cui 5 arrestati e 94 evasori totali. Poco più di un terzo è stato incamerato: 26.100.000 euro (20 i milioni nel periodo precedente), perché - spiega il procuratore Walter Mapelli - «il recupero è faticoso e mai corrispondente alle entità sottratte, perché beni e immobili spesso sono intestati a terze persone, i soldi vengono portati all’estero o spesi».

E sabato 26 gennaio al tribunale di Brescia, durante l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, la magistratura e gli inquirenti bergamaschi hanno pubblicamente ricevuto il plauso del procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso. «La Procura di Bergamo - ha sottolineato il pg - in questo anno ha operato ai livelli più alti, occupandosi con profitto di reati finanziari, societari, bancari, cosa che non era abituale nel nostro distretto. Veniva ritenuta un’investigazione marginale e il pensiero diffuso era che queste società producevano ricchezza e non andavano ostacolate. Invece, bisogna controllare se pure loro violano le leggi».

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