Regione: approvato il piano cave
Ma Pd, Forza Italia e M5S non votano

Il Consiglio regionale ha approvato con 29 voti favorevoli il Piano cave della provincia di Bergamo. Il via libera fa seguito alle due sentenze del Tar di Brescia che avevano annullato il primo Piano approvato nel 2008.

Il Tar aveva osservato come alcuni Ambiti territoriali estrattivi (Ate) contenuti nel vecchio piano erano privi della Vas (ovvero la «Valutazione Ambientale Strategica» prevista dalle direttive comunitarie).

Con questo provvedimento - relatore Federico Lena della Lega Nord - il volume dei materiali estraibili si attesta sui 34 milioni di metri cubi per il settore sabbia e ghiaia, 26 milioni di mc per calcari e dolomie, 945 mila mc per pietre ornamentali e 30 mila mc di argilla.

Prima della discussione il capogruppo di Forza Italia Claudio Pedrazzini aveva chiesto il rinvio in Commissione del provvedimento per meglio valutare anche una preannunciata sentenza del Consiglio di Stato sulla questione. Proposta sulla quale si è detta contraria l’assessore all’Ambiente Claudia Terzi (che ha sottolineato la necessità di evitare un ulteriore blocco di un settore già penalizzato in questi anni) e che poi l’aula ha respinto.

Pd, Movimento 5 Stelle e Forza Italia non hanno partecipato al voto.

Magoni (Lega): c’era bisogno di garantire anche a Bergamo la normalità
«Credo che 24 ricorsi al Tar e 20 ricorsi al Consiglio di Stato siano numeri importanti che debbano far riflettere
. Sicuramente c’è stata una responsabilità politica in passato, ma oggi tocca a noi porre rimedio in tempi brevissimi. Non è possibile continuare a ribadire ciò che è stato fatto o meno. C’è il bisogno di garantire anche a Bergamo la normalità che fino ad oggi non ha avuto». È questo il commento di Lara Magoni, consigliere regionale del Gruppo Maroni Presidente e vice presidente della commissione Ambiente e Protezione civile.

«Credo che la politica debba riprendersi la responsabilità di condividere con il territorio le scelte che è tenuta a prendere – conclude Magoni – e auspico che Regione Lombardia dia la disponibilità ad istruire l’iter amministrativo, ravvisandone il territorio la necessità, per la revisione, attraverso un nuovo piano o una variante, del piano cave provinciale di Bergamo, garantendone così il pieno coinvolgimento».

Scandella (Pd): politica commissariata
«Per colpa delle scelte scellerate compiute dal Consiglio regionale nel 2008, la politica è stata commissariata e il piano cave è stato redatto dalla struttura tecnica dell’assessorato a braccetto con l’autorità giudiziaria, senza possibilità di modifica», ha commentato Jacopo Scandella, consigliere regionale del Pd. «Ci troviamo a votare un piano già votato nel 2008, ma da allora il mondo è cambiato: nelle normative, sia comunitarie che nazionali, che rendono l’attuale legge che regolamenta i piani cave completamente inadeguata; nelle esigenze del mercato, con il 50 per cento delle aziende e degli addetti dell’edilizia a casa, con l’80%-90% in meno di oneri di urbanizzazione per i comuni; nella sensibilità ambientale e dell’uso del suolo. La politica regionale paga oggi le colpe di chi ha fatto prevalere gli interessi di pochi sull’interesse generale, quello di avere un piano cave operativo che a Bergamo manca dal 2000».

Il Movimento 5 Stelle: serve una legge che escluda interessi politici dal settore
«Non abbiamo partecipato al voto - dice Dario Violi, capogruppo del M5S Lombardia - , non ci piace il metodo con il quale il provvedimento è stato portato in aula. Il gruppo di lavoro sulle cave non si incontra da oltre un anno. Ci siamo trovati a discutere di un piano cave piovuto da un tribunale, perché la partita è stata gestita in passato con i consiglieri capaci solo di portare in Regione le loro marchette locali chiedendo l’estrazione di più metri cubi, e di estendere cave su terreni vergini, solo per gestire il consenso locale. Sulle cave serve una nuova legge che dia indicazioni chiare e che escluda gli interessi e i giochetti della politica dal settore».

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