Resta in carcere il pensionato di Nembro che ha ucciso il figlio drogato a martellate

Giovanni Zanchi, il pensionato di 65 anni, di Nembro, che lunedì pomeriggio ha ucciso a martellate in testa il figlio Antonio, 37 anni, tossicodipendente, dovrà stare in carcere. Questa la decisione del gip, al termine dell’interrogatorio di stamane, durante il quale non sarebbe emerso nulla di nuovo rispetto al racconto già reso ai carabinieri dopo il delitto. Quasi certamente sulla convalida dell’arresto in carcere con l’accusa di omicidio volontario, hanno pesato i precedenti del pensionato. Giovanni Zanchi era esasperato ormai da anni dal comportamento violento che il figlio drogato teneva in casa, tanto è vero che già in precedenza era stata sfiorata la tragedia. Era accaduto tre anni fa quando, durante l’ennesima e violenta sfuriata, il pensionato aveva impugnato anche in quell’occasione una mazzetta. Antonio era finito in ospedale con il cranio fracassato, ma se l’era cavata; il padre era finito sotto processo e condannato a oltre due anni di reclusione, quasi tutti scontati agli arresti domiciliati. In quell’occasione il giovane stava litigando con il fratello.

Lunedì pomeriggio Antonio Zanchi se la stava prendendo con la madre. Alle grida della donna il pensionato è accordo impugnando la mazzetta: 10 martellate in testa e il figlio si è accasciato sul pavimento in fin di vita. E’ morto prima che l’ambulanza arrivasse al pronto soccorso.

(10/09/2003)

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