Risolto dai carabinieri il giallo del viado uccisoArrestati due albanesi sospettati dell’omicidio

Ha un volto, un nome e un posto in cella il presunto assassino di Laila, ovvero Ronaldo Soares Do Rego, il viado brasiliano di 35 anni, trovato morente la mattina del 30 gennaio scorso in una viuzza di Dalmine.L’esecutore dell’omicidio, secondo i carabinieri di Treviglio e gli investigatori del Nucleo Operativo di Bergamo che hanno risolto il caso, sarebbe un albanese, Erion Rraaboshita, 23 anni, operaio edile, residente a Dalmine. Il giovane avrebbe compiuto il delitto con il supporto di un cugino, Blerim Rraaboshita, 31 anni, pure lui operaio edile, residente a Dalmine.Non è ancora certo il movente dell’omicidio, ma l’ipotesi principale sarebbe quella di una lite scoppiata tra i due cugini e il brasiliano, forse per una questione di droga, e in particolare per un debito accumulato nell’ambito del consumo o dello spaccio di sostanze stupefacenti.Ai due albanesi, gli investigatori dei carabinieri sono arrivati dopo quasi due mesi di serrate indagini condotte nell’ambiente degli immigrati, della prostituzione e del commercio di stupefacenti. Dalla pista del cellulare di Laila, trovato in possesso di un marocchino, alle testimonianze raccolte soprattutto nel giro della prostituzione e della droga, le varie piste hanno portato all’identificazione dei presunti responsabili dell’efferato delitto.Nella notte tra il 29 e il 30 gennaio scorso, Ronaldo Soares Do Rego, meglio conosciuto con il soprannome di Laila, era stato trovato in fin di vita da due passanti in via Vailetta, a Dalmine, nelle vicinanze della provinciale 470 per Villa d’Almè. Era stato raggiunto da diverse coltellate.Secondo gli investigatori, Laila da circa 4 mesi si prostituiva a Lallio, oppure a Zingonia, ma aveva contatti - e forse un domicilio - nel Milanese. Quando venne trovato, coperto di sangue, il viado era ancora vivo, agonizzante ma cosciente: «Ho tanto freddo - aveva detto ai suoi soccorritori con un filo di voce - aiutatemi, mi hanno rapinata». A nulla erano valsi la corsa agli Ospedali Riuniti e l’intervento chirurgico per fermare l’emorragia: il brasiliano è morto qualche ora dopo in sala operatoriaIn un primo momento, i sospetti erano caduti su un cittadino romeno, autotrasportatore, con regolare permesso di soggiorno. Il giovane, residente a Cinisello Balsamo, era stato arrestato nella sua abitazione della cittadina dell’hinterland milanese con l’accusa è di omicidio volontario.Gli investigatori erano risaliti all’immigrato attraverso una serie di indagini condotte su diversi fronti, ma concentrate in particolare nell’ambiente della prostituzione. Una prima traccia era affiorata già una decina di giorni dopo l’omicidio, quando nell’abitazione di un marocchino residente a Milano, i carabinieri di Treviglio, al comando del capitano Massimo Pani, ritrovarono il cellulare di Ronaldo «Laila» Soares Do Rego. Il marocchino, fermato con l’accusa di favoreggiamento nell’omicidio e ricettazione, era stato successivamente rimesso in libertà. A quanto pare, aveva ricevuto il cellulare dal romeno che è ancora in carcere.Poi, negli ultimi giorni, la svolta che portato all’identificazione e all’arresto dei due cugini albanesi, ora accusati di omicidio e concorso nel delitto.(Nella foto in alto, Ronaldo Soares Do Rego «Laila»; in basso, il luogo dell’omicidio)(30/03/2006)

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