Ritorno sulla spiaggia del terrore
Tunisia, un difficile domani - Video

Un viaggio a Sousse dopo la strage: il difficile ritorno alla normalità e la paura dei futuro.

All’ingresso di Port El Kantaoui, due poliziotti armati sorvegliano chi entra e chi esce. In realtà da sorvegliare c’è ben poco: questo villaggio turistico, costruito a partire dagli anni ‘70, con una selezione di bar, ristoranti e negozi di souvenir, è deserto. «È la prima volta che vedo El Kantaoui così vuoto - riferisce Dominique, che vive a Sousse da otto anni e non ha intenzione di andarsene -. Le conseguenze sul turismo sono state immediate, una catastrofe. I tunisini sono tristi, non c’è più lavoro e molte persone, che qui trovavano lavori stagionali per aiutare la propria famiglia, sono state rinviate a casa».

«Cosa faranno poi? Potranno arrivare a rubare o diventare preda facile dei jihadisti. L’idea del jihad è di destabilizzare la Tunisia, chiave del Mahgreb. Il problema di questi attacchi è che sono imprevedibili» e aggiunge: «L’Italia non dovrebbe occuparsi di recuperare gli immigrati che partono illegalmente, ma fare una barriera per evitare il traffico di armi e di droga. Anche l’Europa dovrebbe aiutare la Tunisia formando il suo corpo di polizia: non sono preparati ad affrontare situazioni del genere».

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