Sanità, la riforma lombarda è legge
Ecco cosa cambia a Bergamo

Dopo cinque sedute, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato la prima parte della riforma della sanità. Il testo, approvato con il voto favorevole del centrodestra e il no di Pd, Patto civico e M5S, modifica la governance del sistema.

La riforma introduce la possibilità di istituire l’assessorato unico al Welfare e il superamento delle aziende ospedaliere, che diventano Asst (Aziende sociosanitarie territoriali) con la riduzione da 15 Asl a 8 Ats (Agenzie di tutela della salute): una sarà a Bergamo.

Riformare il sistema sociosanitario regionale era uno dei principali punti del programma di governo della Giunta Maroni e sul testo, che avuto una lunga gestazione, si è combattuto soprattutto in Aula, dove le opposizioni hanno inizialmente scelto l’ostruzionismo, superato con un confronto durato diversi giorni con la maggioranza e lo stesso governatore. Soddisfatti i due relatori della legge, Fabio Rizzi (Lega Nord) e Angelo Capelli (Ncd).

Sulla seconda parte della riforma, che riguarda contenuti tecnici (prevenzione, salute mentale, malattie rare, veterinaria e rapporti con le Università), si riprenderà a lavorare dopo la pausa estiva. Filo conduttore del testo varato oggi, che porta a un aggiornamento delle norme del 1997 firmate Formigoni, è l’integrazione tra la sanità e il sociale. L’assessorato al Welfare, la cui istituzione è una facoltà del presidente della Regione, riunirà infatti le deleghe attualmente divise fra gli assessori alla Salute e alla Famiglia e solidarietà sociale (eccetto Volontariato e Pari opportunità).

In Lombardia saranno sostituite, dunque, le attuali 15 Asl con 8 Ats con funzioni di gestione, programmazione e controllo dell’offerta sanitaria. L’erogazione delle prestazioni sanitarie e sociali sarà compito delle 27 Asst, che terranno ognuna due strutture separate, un polo ospedaliero e una rete territoriale. Tra queste l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Nasce anche un’Agenzia di vigilanza e controllo, con un direttore nominato dal governatore e un comitato di direzione composto da 3 persone indicate delle minoranze. È legge anche la rimodulazione del ticket progressiva in base al reddito e nuove regole per la selezione dei direttori generali (selezionati da una «short list»).

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