Il racconto di un bergamasco a Nizza
Scene di guerra nel cuore della città

C’è una cartolina strappata, che sventola tra le sbarre di una transenna a pochi metri dall’hotel Negresco. Il tram, piazza Massena e un tratto di promenade. Simboli di una città ferita all’apice della festa per antonomasia, quella del 14 luglio.

La festa della libertà, quella stessa libertà che la Francia, dalla mattina del 7 gennaio 2015, giorno dell’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, stenta a ritrovare. Nizza si è risvegliata ieri all’alba senza conoscere ancora il numero esatto delle sue vittime. Residenti, certo, ma anche villeggianti che fanno di questa città della Costa Azzurra, la seconda meta turistica di Francia dopo Parigi. Tra loro, quasi cinquantamila italiani.

Le transenne sulla Promenade des Anglais sono comparse alle prime ore del giorno, per delimitare i due chilometri lungo i quali la folle corsa del camion impazzito ha lasciato dietro di sé più di ottanta morti. Giovedì sera non c’erano. Non c’erano perché non servivano. Era una serata di festa, tra concerti, fuochi d’artificio e bancarelle di zucchero filato. La prima dopo gli Europei di calcio, con l’allerta sicurezza ancora alta, ma con la paura che sembrava ormai alle spalle. Era la festa delle famiglie e dei bambini, in braccio, in groppa, per mano ai genitori. Quella bambola di pezza ripresa dai giornali di mezzo mondo, è diventata invece il simbolo di una tragedia che, almeno da queste parti, non ha precedenti. Un simbolo, un altro, come il luogo scelto dall’attentatore per fare irruzione sulla Promenade, una stradina che costeggia l’ospedale Lenval, a metà strada tra il porto e l’aeroporto, meglio conosciuto come l’ospedale dei bambini. Una tragica, assurda fatalità.

Le luci dei fuochi d’artificio si erano spente da otto minuti, quando il delirio di gioia, sorpresa e ammirazione per quegli spari luminosi lanciati dal mare, si è trasformato in un altro delirio, quello dell’angoscia e della paura, che ha riempito alberghi, ristoranti e abitazioni private di gente in preda al panico.

Ieri Nizza ha provato subito a rialzarsi, seppure ancora intontita da un colpo che non può riassorbirsi in una notte. Soprattutto con una Promenade inaccessibile fino a tarda sera, così come per tutta la giornata erano inarrivabili anche tante spiagge. Per le strade ognuno raccontava la sua serata di festa e di morte, chi ai giornalisti, chi a uno sconosciuto, seduto accanto in un caffé. C’è chi ha dato una mano a raccogliere brandelli di corpi sulla strada, chi ha visto persone «saltare come birilli» e ancora chi si è levato la camicia per asciugare le piaghe di qualcuno che alla fine non ce l’ha fatta.

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