Signori e gli orologi spariti
Due assoluzioni a Roma

La disavventura dell’ex calciatore della Lazio con un compro-oro di Roma

Assolta per difetto di querela e assolto perché il fatto non sussiste. Si è conclusa così in primo grado la vicenda giudiziaria degli orologi che Beppe Signori (bergamasco già giocatore della Lazio) aveva fatto stimare in un compro-oro di Roma. Tutto risale al 2010, quando Signori aveva incaricato la moglie di far stimare 12 orologi d’oro di grande valore (tra cui un Rolex, due Patek Philippe e due Frank Muller) e un anello d’oro. La consorte era andata in un compro-oro di Roma e aveva lasciato lì i preziosi affinché fossero valutati ricevendo una regolare ricevuta.

Gli orologi e l’anello non sono mai stati però restituiti, nonostante vari tentativi, perché la dipendente si è giustificata dicendo che per un errore erano stati impegnati al Monte di Pietà. La dipendente è stata accusata di appropriazione indebita, mentre un uomo originario di Frosinone, di ricettazione in quanto trovato in possesso di alcuni degli orologi.

Il giudice ha assolto la donna perché al momento della querela, l’atto era stato redatto come una mera denuncia «peraltro non contenente alcuna istanza di punizione del colpevole». L’uomo invece ha giustificato la detenzione degli orologi con il fatto di «averli ricevuti dalla compagna (che gestiva il punto oro - ndr)» e che «la coimputata solitamente si faceva assistere dall’uomo nella sua attività lavorativa incaricandolo spesso di trasportare beni di valore da un posto all’altro». Da qui l’assoluzione.

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