Social card, anziani in coda agli sportelli

Difficoltà di comprensione delle procedure di ricezione della carta, complicata elaborazione del modulo da compilare, e, naturalmente, lunghe file in diversi uffici con la preoccupazione di portare a termine la richiesta ma di non poter accedere alla nuova misura anticrisi. Fra venerdì e sabato è stato un vero boom di anziani bergamaschi che si sono recati nei centri di assistenza fiscale dei sindacati e ai Caf: si sono ritrovati tutti in coda, per ricevere una consulenza sulla possibilità di accedere alla Social Card entro il 31 dicembre e avere diritto fin da subito (si parla di fine mese) ai 120 euro, corrispondenti ai tre mesi trascorsi dall’approvazione della manovra per il sostegno delle fasce più deboli. «Gli anziani da ieri ci riempiono di telefonate e di visite – ha spiegato Orazio Amboni responsabile Welfare Cgil –. Tutto questo perché il desiderio di ricevere la “carta acquisti” ha creato ansia soprattutto per il difficile accesso alle informazioni». Un primo problema viene riscontrato nel fatto che non tutti quelli che hanno ricevuto la lettera informativa firmata dai ministri dell’Economia e del Lavoro hanno automaticamente diritto al beneficio della Social Card. Devono compilare i moduli, poi si vedrà.In seconda battuta la vita degli anziani viene complicata proprio dal ritiro del modulo da compilare per beneficiare della carta: molti di loro, infatti, sono disorientati. La documentazione si ritira alle Poste, all’Inps, e anche nei centri di assistenza fiscale. Una volta preso fra le mani il modello di autocertificazione si elimina la parte più faticosa ma si accede a quella più difficile dell’iter burocratico: la compilazione che, in diversi punti, risulta fin troppo complicata per la maggior parte dei pensionati. Fra di loro c’è anche chi, dopo aver dichiarato età superiore ai 65 anni e una pensione o un reddito, con meno di 6 mila euro all’anno, si presenta allo sportello postale e scopre che per l’erogazione della carta, purtroppo, manca ancora un documento basilare che non è di certo meno complicato da compilare del precedente: si tratta dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente da prendere nel proprio Comune, in un centro di assistenza fiscale o all’Inps e da allegare alla domanda. «Oltre a tutto questo – aggiungono dalla Cisl – alla fine di tutto il percorso burocratico, fra i requisiti necessari, c’è quello di essere proprietari con una quota superiore o uguale al 10 per cento di immobili non a uso abitativo o di categoria catastale C7. Per intenderci se il richiedente possiede un garage attiguo all’abitazione o un casolare per il deposito degli attrezzi in campagna è escluso e non potrà godere della Social Card. Questa regola ha tagliato fuori diversi anziani senza dimenticare che bisogna dichiarare anche di non avere depositi bancari superiori ai 15 mila euro». In questi giorni siamo entrati anche in alcuni uffici postali della città dove le previsioni di «assalto» sono state disattese. «Alcuni anziani vengono per informazioni – spiega un’addetta – ma per ora sono state consegnate ancora pochissime card: un centinaio in tutta la provincia di Bergamo. La maggior parte di chi si presenta qui prova grande vergogna nel fare le pratiche della Social Card. È capitato anche di un’anziana che si è messa a piangere per aver provato un grande senso di umiliazione personale. Ci si vergogna di essere poveri davanti agli occhi della gente e questo deve fare riflettere molto». Alcuni dubbi vengono avanzati anche sul futuro dell’iniziativa della Social Card. «La carta sarà attiva nei negozi convenzionati con Mastercard – ha puntualizzato Orazio Amboni responsabile Welfare Cgil – ma come farà l’anziano che abita magari in provincia dove non è abilitato questo circuito? In più non è ancora chiaro su quali genere di prodotti di consumo si potrà utilizzare». Questa misura non convince fino in fondo nemmeno il segretario generale Fnp Cisl, Eugenio Morotti: «Riteniamo questo provvedimento solo una prima risposta di emergenza. La Social Card è iniqua, discriminante per età e reddito e non dignitosa. Era meno oneroso erogare la cifra direttamente nell’assegno di pensione».(06/12/2008)

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