Sotto il Monte, Palazzetto nel degrado
Costato un miliardo di vecchie lire e mai aperto

Roba da Gabibbo, commentano a Sotto il Monte. Non basta la polemica sul futuro di piazza Giovanni Paolo II, dove il Comune vuole costruirci nuova sala civica, biblioteca, mensa scolastica, e per farlo è pronto a spostare l’altare della Messa del 1981 di Papa Wojtyla. Ora gli abitanti puntano il dito contro il Palasport di via Aldo Moro (foto Paolo Magni) finito nel 2004 e mai aperto. Oltre un miliardo di vecchie lire che rischia di andare in fumo senza aver ospitato nemmeno un set di pallavolo. Già, perché due anni di abbandono si fanno sentire: pareti imbrattate dai vandali, infiltrazioni dal tetto, perdite d’acqua negli spogliatoi e dai servizi igienici sono danni a cui prima o poi bisognerà mettere una pezza, attingendo dalle casse comunali. Senza contare che le tribune non sono mai state installate.E come in ogni storia di sprechi pubblici che si rispetti anche qui dipanare la matassa di progetti carenti, mancati collaudi e autorizzazioni, risalendo alle responsabilità del prolungato inutilizzo, non è cosa facile. Per sommi capi la vicenda è questa. L’iniziativa è dell’ultima amministrazione di Pietro Esposito (lista civica «Il Colle»), che decide di costruire un palazzetto polivalente, coprendo uno dei campi del centro sportivo di via Moro, da utilizzare per più sport (dal basket al volley, dal tennis al calcetto), ma anche per convegni e manifestazioni. Per finanziarlo viene utilizzata parte dei fondi arrivati a Sotto il Monte dal governo con la legge speciale per l’accoglienza dei pellegrini: l’appalto è di 575 mila euro, ma la spesa aumenta subito per alcune varianti in corso d’opera, soprattutto per l’accessibilità dei portatori di handicap. Nell’ottobre del 2004, dopo un anno di lavori, l’associazione temporanea d’imprese che si era aggiudicata la gara - composta dalle ditte «1 Emme srl» di Medolago e la «Ms isolamenti spa» di Barrucana di Seveso, nel Milanese - consegna il tutto. «Rispettando i tempi, le norme sulle barriere architettoniche e le misure regolamentari per il campo», sostiene Gabriele Flumini, geometra consulente dell’«1 Emme». Ma da quella data le porte del Palasport non si sono mai aperte. «Mancava il collaudo degli impianti, ma per farlo servivano gli allacciamenti del gas e dell’acqua che non erano stati realizzati. Tramite legale abbiamo chiesto al Comune di accelerare i tempi», aggiunge Flumini. Passa il tempo e il Comune interviene, prima con l’allaccio del gas e poi con quello dell’acqua, quest’ultimo commissionato agli inizi di luglio all’Hydrogest spa di Sotto il Monte, che completa il collettamento a fine mese (altri 622,93 euro a carico delle casse comunali). Tutto apposto, si dirà. Invece no, mancano ancora il certificato di prevenzione incendi e di agibilità che devono essere rilasciati dai vigili del fuoco. «Per ottenerli, però, ci vuole tutta una serie di documenti che il direttore dei lavori, incaricato dalla precedente amministrazione, avrebbe già dovuto consegnare, ma che non ha fatto», spiega l’attuale sindaco Eugenio Bolognini (lista civica «Sotto il Monte Giovanni XXIII»). «Quello che era di nostra competenza l’abbiamo portato a termine. Senza le autorizzazioni in materia di sicurezza, però, non me la sento di aprire al pubblico la struttura - aggiunge, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa -. Il palazzetto è una patata bollente che ci siamo ritrovati in mano: né il progetto né i lavori li abbiamo portati avanti noi, mentre ora ci andiamo di mezzo per i problemi. Si figuri che fino a poco tempo fa ignoravamo persino che mancassero gli allacciamenti». In questa situazione inevitabile affidarsi a degli avvocati. «Ci siamo rivolti a un legale - continua il primo cittadino - per individuare i responsabili dei ritardi, francamente assurdi e imperdonabili e per vedere se possiamo rivalerci anche di eventuali danni».Roba ghiotta per le opposizioni. «Altro che palazzetto, è una cattedrale nel deserto - attacca il capogruppo della Lega Antonio Bongrani -. È nato subito male e nonostante le nostre sollecitazioni né la vecchia né l’attuale amministrazione hanno fatto qualcosa. Il campo rasenta il perimetro dell’edificio, non c’è nemmeno spazio per le riserve; le tribune per gli spettatori non sono mai state installate. È uno spazio tutto da rivedere. E più si aspetta peggio è, perché l’incuria si fa sentire». Come rileva un altro rappresentante della minoranza, Matteo Panseri di «Uniti per Sotto il Monte»: «Dal tetto in legno lamellare filtra l’acqua: tra mancati collaudi, questioni legali e allacciamenti vari l’opera pronta dal 2004 non è mai entrata in funzione. Poi voglio vedere chi si prenderà in carico la gestione di un impianto del genere». Dal canto suo l’ex sindaco Pietro Esposito, tirato in ballo da più parti, anche per le carenze che verrebbero imputate al progetto originario, non ha niente da rimproverarsi: «Il disegno era stato affidato a uno studio specializzato in impianti sportivi. Alla fine del mio mandato, nel giugno del 2004, i lavori erano stati quasi completati, proseguendo regolarmente. Se proprio devo fare una critica, forse l’opera non è stata seguita come meritava nella fase di passaggio tra un’amministrazione e l’altra. L’obiettivo era comunque utilizzare al meglio il centro sportivo di via Moro, coprendo uno dei campi già esistenti, consentendo di fare sport anche d’inverno e di organizzare eventi al chiuso». Per ora, i residenti di Sotto il Monte, il palazzetto possono vederlo solo da fuori.(11/08/2006)

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