Sotto inchiesta per concussione
assolto militare della Finanza

Era finito sotto inchiesta per concussione, ma mercoledì i giudici hanno derubricato il reato in truffa aggravata (dal fatto di averla commessa da pubblico ufficiale), assolvendolo per intervenuta prescrizione del reato. Già, perché i fatti contestati a L. R., 39 anni, militare della Guardia di finanza di Brescia, risalgono al 2001, nati come costola di un’inchiesta della Procura di Brescia su alcuni componenti delle Fiamme gialle bresciane.

Il 39enne, all’epoca in forza al servizio scorte dei Monopoli a Brescia, aveva chiesto tre milioni di lire e due cestini natalizi da mezzo milione l’uno per consentire alla titolare di una tabaccheria di Adrara San Rocco di trasferire la licenza da un negozio a un altro del paese. Stando al pm Giancarlo Mancusi lo avrebbe fatto minacciando la tabaccaia, prospettandole il rischio di veder svanire la licenza.

Per i difensori, gli avvocati Ignazio Paris e Massimo Bonvicini, era stata invece la donna a prendere l’iniziativa (e dunque il reato, per la difesa, era da configurarsi come corruzione, comunque prescritta, mentre per la concussione devono trascorrere 12 anni) perché temeva di perdere la licenza in quanto era al di sotto degli standard di acquisto di sigarette imposto dai Monopoli.

«Conoscevo L. R. - ha raccontato la tabaccaia, 61 anni, in aula - e ho chiesto come potevo fare a trasferire la licenza in un altro punto del paese. Mi ha detto che dovevo pagare tre milioni di lire e che questa era la prassi. Mi sono fidata, ero convinta di essere nel giusto». Il primo milione viene versato nel settembre 2001, due mesi dopo il secondo milione. Per il terzo invece ci sono problemi. «L. R. mi chiamava, insisteva perché versassi l’ultima tranche - ha spiegato la donna -, diceva che aveva anticipato lui il denaro e che non poteva perdere i soldi dopo aver perso la faccia con la persona che doveva occuparsi della licenza (persona mai identificata, ndr). Alla fine glieli ho dati. Qualche tempo dopo ho scoperto che sarei riuscita a trasferire la licenza regolarmente con 12 mila lire».

Sul passaggio del denaro dalla tabaccaia al finanziere non ci sono dubbi, tanto che il militare prima del processo ha risarcito la donna con 1.800 euro. Mercoledì il pm ha chiesto una condanna a 5 anni e 4 mesi, insistendo per la tesi della concussione, reato che non meritava attenuanti perché «commesso nei confronti di una persona in difficoltà da parte di un pubblico ufficiale che ha giurato fedeltà allo Stato e alle sue leggi».

L’avvocato Bonvicini ha invece sostenuto che l’iniziativa era partita dalla donna, la quale avrebbe agito in questo modo per non vedersi revocata la licenza. La pressione prospettata dall’accusa, secondo il legale, si sarebbe limitata alla minaccia di una rottura dell’amicizia da parte di L. R. con la donna. Chiedendo in via primaria l’assoluzione perché il fatto non sussiste, Bonvicini ha aggiunto che il reato al massimo si poteva configurare come corruzione o millantato credito, entrambi da considerarsi prescritti.

La carta vincente l’ha però giocata l’altro difensore, Ignazio Paris, che ha prodotto una sentenza della Cassazione che configurava come truffa aggravata un caso simile. I giudici l’hanno recepita.

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