Sullo scalo merci un nuovo quartiere da 5.000 abitanti

Il progetto Porta Sud: case, uffici, verde e la stazione. Costruzioni su una copertura artificiale alta 9 metri

Non sarà il nuovo centro di Bergamo, ma il nuovo centro della Grande Bergamo: un quartiere da 5.000 abitanti con spazi verdi, uffici, centri di ricerca, le nuove sedi di Provincia e Comune e una stazione destinata a diventare la nuova porta per una città che prova a diventare grande.

La macrocittà
La scala del progetto è appunto quella della Grande Bergamo, ovvero di una macrocittà da 250-300 mila abitanti, costituita dal capoluogo e dai paesi della corona. Un agglomerato che Palafrizzoni ha cercato, tra alti e bassi, di mettere insieme dal punto di vista organizzativo e che potrebbe avere un nuovo sprint da questo progetto. Fermo restando che i tempi di realizzazione si annunciano medio-lunghi, comunque non inferiori ai 10-15 anni. Ma tenuto conto che il tema del superamento della cinta ferroviaria – e della conseguente riqualificazione dello scalo merci – è all’ordine del giorno di qualsivoglia amministrazione da mezzo secolo in qua, si tratta comunque di una prospettiva accettabile e in linea con analoghi interventi europei. Sempre che la burocrazia (e qualche bega da cortile che già fa capolino all’orizzonte) non ci metta lo zampino, beninteso.

Le aree coinvolte
Le aree interessate sono quelle del cosiddetto Piano Norma 11, 800 mila metri quadri dalla stazione ferroviaria alla circonvallazione Mugazzone attraverso il Polo scolastico di via Gavazzeni: i pezzi forti sono le aree Molini, Italcementi, Consorzio Agrario e Sab. tutte comprese nella zona tra le vie Bono, David e la ferrovia e tutte di proprietà privata. Già stralciate e autonome le aree Cesalpinia (via Bono) e 3V (tra le vie Rovelli, David e Tommaseo). Ma il cuore sono i 300 mila metri quadri dello scalo merci di proprietà delle Ferrovie, in progressiva via di dismissione: una zona compresa tra piazzale Marconi, via Bono, via David, via Gavazzeni, via San Giovanni Bosco e via Bonomelli.

Un centro per andare oltre
Ma se finora l’approccio è sempre stato quello di andare semplicemente «oltre» i binari a raccordare due parti urbane separate, creando di fatto una nuova polarità – un terzo centro che andava ad aggiungersi a quello storico di Città Alta e al piacentiniano di inizio ’900 – stavolta la scala diventa quella della Grande Bergamo. Un approccio che vede al centro la stazione e il suo ruolo di interscambio modale ferro-gomma-tram: una nuova porta d’ingresso.
La sede della Provincia
Quello che sarà presentato tra una decina di giorni non è un progetto esecutivo, ma un masterplan: ovvero un inquadramento generale della soluzione urbanistica scelta per l’area. Il «dove» andare, mentre il «come», ovvero il dettaglio dei singoli interventi, sarà poi oggetto di appositi concorsi internazionali banditi per l’occasione: il primo riguarderà la nuova sede della Provincia, che fungerà da apripista per l’intero intervento ed è stata già stralciata dall’operazione complessiva. E se in prima battuta si pensava ad un grattacielo da 33 piani, ora sembra farsi strada una soluzione più soft, ovvero un palazzo da 20 piani contornato da edifici più bassi a costituire una sorta di polo provinciale, diviso tra uffici aperti al pubblico (quelli più bassi) e di rappresentanza (il più alto). Come criterio guida si suggerisce di non superare l’altezza dello spalto delle 100 piante delle Mura.

Il nuovo suolo
Ma il tratto davvero caratteristico della proposta di Porta Sud – curata dall’architetto milanese Giuseppe Marinoni – è il cosiddetto «nuovo suolo» sul quale si svilupperà l’intervento. In pratica una copertura artificiale che supera il fascio dei binari (quelli destinati al traffico passeggeri, gli altri verranno dismessi) e diventa la base per ospitare le nuove funzioni: strade, palazzi, uffici. Sotto i binari, sopra la nuova città, ad un’altezza di circa 9 metri, non percepibile però come un rilievo netto nei confronti del territorio circostante, ma addolcita con delle leggere pendenze e da una viabilità interna per superare quasi naturalmente un dislivello in fin dei conti non dissimile a quello che caratterizza altre zone della città bassa, come quello tra le Poste e via Locatelli, per fare un esempio.

La stazione e l’intermodalità
Sotto i binari, appunto, ma anche e soprattutto le strutture di sostegno della piattaforma e degli edifici sovrastanti: i tecnici di Rfi (Reti ferroviarie italiane) stanno già lavorando a delle ipotesi che prevedono la sistemazione del ferro in modo da prevedere la presenza di questi manufatti fondamentali per la riuscita dell’operazione. Sono cinque i binari (intesi come banchine) ferroviari previsti, più un sesto riservato al collegamento per Orio al Serio. In parallelo ci sarà anche il binario del tram (Teb ha già previsto il prolungamento della linea dal capolinea della stazione Sab) e soprattutto la nuova stazione autolinee, spostata verso il lato di via Gavazzeni. Per la vecchia si propone la demolizione: in questo modo si pensa di lasciare fuori dal centro circa un migliaio di autobus extraurbani al giorno. L’intermodalità è accentuata dalla collocazione in parallelo di tutti i vettori: i binari del treno, quelli del tram e la stazione. Questo sotto, sopra invece ci sarà la nuova stazione ferroviaria collegata con il sottosuolo mediante ascensori e scale mobili.

Il quartiere e gli uffici
Ma è chiaro che sopra non ci sarà solo la stazione. Per far quadrare i conti servono massicci interventi immobiliari: 1 milione e mezzo di metri cubi da mettere sul mercato più 350 mila di funzioni pubbliche, tra cui la nuova stazione e le sedi di Provincia e Comune. Rispetto a quanto indicato nel Pn11 va considerata l’incidenza del nuovo suolo, ipotesi chiaramente non prevista nelle formulazioni precedenti: detto dell’area delle Ferrovie, si stanno già sviluppando i primi contatti con i privati proprietari delle aree.
Finita nel cassetto l’ipotesi del centro direzionale (luogo generalmente invivibile al calare del sole, come insegna l’esperienza di quello, seppure bellissimo, di Kenzo Tange a Napoli) la parola chiave è multifunzionalità: ci saranno uffici pubblici e privati e spazi per centri di ricerca internazionale (la vicinanza con Milano e il collegamento ferroviario sono un indiscusso valore aggiunto). Ma soprattutto ci saranno i soli insediamenti in grado di far vivere un quartiere, le case, dalla tipologia quanto mai trasversale: dall’edilizia agevolata a quella di alta qualità, per un totale stimabile intorno ai 5.000 nuovi abitanti con edificazioni previste anche nell’area dell’attuale stazione autolinee.

Il nodo viabilità
E ancora, negozi – ma non un nuovo centro o un centro commerciale – e spazi per il divertimento, probabilmente una multisala. Dulcis in fundo, due parchi lunghi 700 metri e larghi 150, in virtuale parallelo con i binari (sotto) e il Sentierone. Ancora da definire nel dettaglio la viabilità d’accesso all’area – soprattutto quella da sud – e i parcheggi, oggetto di forte tensioni tra Provincia e Comune in merito al Piano urbano della mobilità e anche di qualche frizione interna tra tecnici (e consulenti) degli assessorati all’Urbanistica e alla Mobilità di Palafrizzoni. Il nuovo centro della Grande Bergamo è qui, ora la vera sfida è farlo passare dalla carta alla realtà.

(14/02/2008)

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