Torbiere, un Riserva naturale patrimonio europeo

Lo straordinario spettacolo delle «Torbiere d’Iseo», una riserva naturale riconosciuta dall’Unione Europea come «Sito di interesse comunitario» e inserita nell’elenco delle aree protette europee

Le Torbiere (superficie complessiva 360 ha e 185 m sul livello del mare) insistono sui territori di tre comuni: Cortefranca, Provaglio d’Iseo ed Iseo. Sono costituite da un insieme di specchi d’acqua formatisi a seguito della estrazione dell’argilla (a Sud) e della torba.

La profondità dei bacini solo in pochi casi raggiunge i 5 metri. Tale era l’altezza massima delle pertiche alla base delle quali veniva fissato il «luccio» ("loss"), un attrezzo a forma di parallelepipedo di una sessantina di cm, che si faceva affondare a forza di braccia nella torba per estrarla dal fondo.

L’estrazione della torba sarebbe stata introdotta all’indomani della battaglia di San Martino e Solferino (1859). Soldati francesi feriti a Solferino, (a San Martino combattevano i piemontesi) sarebbero stati alloggiati per essere curati e per trascorrere la convalescenza nelle case di famiglie abbienti nei Comuni iseani. Alcuni soggiornanti a Provaglio, ormai guariti, avrebbero insegnato a estrarre la torba.

Lo sfruttamento delle Torbiere è durata per oltre 100 anni, coprendo il fabbisogno energetico sia delle famiglie, sia delle attività industriali, nei periodi più drammatici della nostra economia dalla Seconda guerra d’Indipendenza, attraverso le due Guerre Mondiali, fino a pochi decenni fa.

Tra le ultime aziende per lo sfruttamento della torba, quella di un bergamasco, il campione mondiale di motociclismo Giacomo Agostini.

La torba alimentò le fornaci per la cottura dei manufatti di terracotta, riscaldò i forni dei bachi da seta, fece andare i telai delle filande, spinse le locomotive a vapore della ferrovia Brescia - Iseo - Edolo e riempì il magazzino della torba, oggi diventato un rudere cadente, ai margini della Riserva.

La torba cessò di essere utilizzata, sostituita da fonti energetiche più ricche di qualità caloriche. Lo scarso potenziale calorico della torba, la grande emissione di fumo, gli elevati residui della combustione, ma soprattutto la maggiore convenienza di altri combustibili che invadevano i mercati, segnò la fine della estrazione nei primi degli Anni settanta.

Intanto nascevano le Torbiere di oggi. Lame e lamette, alimentate da risorgive, da canali artificiali., alcuni dei quali comunicanti con il lago d’Iseo e da un torrente si riempivano di acqua ma mano che avevano luogo le estrazioni e soprattutto generavano un biotopo del tutto straordinario dovuto ad una simbiosi particolare che si stabiliva tra i vari organismi viventi. Ed ecco si andava formando un ecosistema singolare e raro. La sua migliore espressione nei colori, nelle distese dei canneti, nella fragilità radicale delle essenze arboree, nella vulnerabilità dei pochi sentieri che l’acqua assorbiva e cancellava. E poi tonfi, rumori strani, meravigliosi gorgheggi di misteriosi uccelli.

Ma dietro gli ineffabili palcoscenici disegnati dalla natura si formavano habitat del tutto imprevedibili: cielo, terra ed acqua alleati e complici di una evoluzione rapidissima per l’avifauna, l’ittiofauna, per le piante. Un luogo unico al mondo che grossolanamente uomini senza fantasia hanno voluto far assomigliare ad altri posti al mondo. Ebbene, le Torbiere d’Iseo sono solo le "Torbiere d’Iseo". Impossibile raccontarle, bisogna proprio visitarle.

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