Tre missionari bergamaschi e un cremonese nelle mani di bande ribelli in Costa d’Avorio

Tre missionari bergamaschi e un cremonesenelle mani di bande ribelli in Costa d’AvorioSono bloccati da due mesi, ma non sarebbero in pericolo e le notizie sulla loro sorte sono confortanti. I missionari avevano ricevuto l’ordine di abbandonare la missione ma sono rimasti per assistere i tanti bambini ricoverati nel loro ospedale

Padre Marcantonio Pirovano, di Fiorano al Serio, uno dei tre bergamaschi bloccati dai ribelli in Costa d’Avorio, con due dei tantissimi bambini rivocerati nell’ospedale della missione. La maggior parte di loro è vittima del morbo di Burulì, un’ulcera che necrotizza i tessuti

Tre frati cappuccini e un fratello laico - tre bergamaschi e un cremonese - sono bloccati da quasi due mesi in Costa d’Avorio, circondati dai ribelli nella parte settentrionale del Paese, al confine con la Liberia e il Burkina Faso. I religiosi sono Marcantonio Pirovano di Fiorano al Serio, Antonio Forchini di Sovere e Gianluca Lazzaroni di Mozzo che, insieme a Giorgio Lucini di Cremona, si trovano in un’area del paese circondata dai ribelli, nella parte settentrionale della Costa d’Avorio, al confine con la Liberia e il Burkina Faso.

Circa una ventina di giorni fa, alcuni ribelli avevano conquistato la missione di Zouhan-Hounien, che si trova a 750 chilometri dalla capitale Abidjan, e avevano portato via tutto il materiale necessario per comunicare con l’esterno. Ai frati non è stato comunque fatto alcun male, perché l’ordine impartito dai capi dei rivoltosi era di non toccarli.

Padre Eugenio Bollati, il superiore provinciale della comunità dei cappuccini della Lombardia, ha comunque ricevuto notizie confortanti sui quattro missionari: «Abbiamo qualche informazione indiretta. Pur nella confusione e nella giusta preoccupazione sappiamo che i nostri frati sono sotto la protezione dei ribelli. Sembra un paradosso, ma è così».

A fine novembre, l’ambasciata italiana di Abidjan aveva invitato i quattro cappuccini a fuggire, ma i religiosi avevano risposto che non se la sentivano di abbandonare la missione e,soprattutto, i tantissimi bambini ricoverati nel loro ospedale, molti dei quali vittime del Morbo di Burulì, un’ulcera devastante che necrotizza i tessuti.

(21/01/2003)

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