Treno deragliato, slittano i tempi
Legali all’attacco: «Verifiche sui freni»

Non ci si dovrà limitare a passare al setaccio possibili carenze nella manutenzione della rotaia su cui è avvenuto il deragliamento, ma nell’inchiesta sull’ incidente ferroviario del 25 gennaio scorso nel Milanese, che ha provocato tre morti e quasi cinquanta feriti, gli inquirenti dovranno compiere anche accertamenti tecnici sui freni del treno. E, in particolare, sul sistema frenante del terzo vagone, il primo ad uscire dal binario.

La richiesta, che arriva dalla difesa di Rete Ferroviaria Italiana e che verrà formalizzata nell’ambito della super consulenza disposta dalla Procura, riguarda, infatti, l’ipotesi che i freni fossero obsoleti e che possano essere una delle cause del disastro. Intanto, stamani, dopo il taglio e lo spostamento di alcuni metri di binario (effettuati tra venerdì e sabato), compreso il «punto zero» con il giunto in cattive condizioni e la «staffa» di legno «tampone» (su un altro giunto, invece, sono stati effettuati solo rilievi fotografici e potrebbe essere presto dissequestrato), sono scattate le operazioni di rimozione dei vagoni, partendo dalla «pilotina», la carrozza con il posto per il guidatore. Vi hanno preso parte tecnici delle ferrovie, sotto il controllo della Polfer e a sovrintendere c’erano anche i pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, che coordinano l’inchiesta con il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Otto le persone indagate tra tecnici e manager di Rfi, che gestisce la rete ferroviaria nazionale, e Trenord che si occupa del trasporto in Lombardia. Anche le due società, tra l’altro, sono coinvolte in qualità di enti. I lavori di rimozione dei vagoni, che potrebbero concludersi mercoledì, hanno poi interessato anche la seconda carrozza. Operazioni che sono consistite nello sganciare i carrelli dalle casse per poi metterli in sicurezza e spostarli in un apposito hangar. Le attività riguarderanno il quarto vagone e, successivamente, il terzo, quello in cui hanno perso la vita le tre donne.

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Nel pomeriggio in Procura l’avvocato Ennio Amodio, che rappresenta Rfi, ha incontrato gli inquirenti. Tra gli elementi che andranno valutati, a detta dei legali della società, ci sono anche alcune parti del treno: i carrelli dei vagoni, i freni e le ruote. Secondo le prime consulenze degli esperti della difesa, infatti, bisognerà verificare se il sistema frenante del terzo vagone (i primi due sono passati sulla rotaia, da cui si è staccato un pezzo di 23 centimetri, senza deragliare), fosse obsoleto rispetto ad altri utilizzati su convogli più moderni. Per quanto riguarda le ruote, inoltre, bisognerà accertare, sempre secondo la difesa di Rfi, che non si fossero «ovalizzate», ossia usurate in un modo tale da creare delle angolature. La difesa di Rfi vuole anche capire in che forma saranno effettuati tutti gli accertamenti, dopo la fase di rimozione di parte del binario e dei vagoni. Le operazioni di questi giorni, infatti, sono state svolte come «accertamenti tecnici irripetibili», ossia alla presenza anche dei consulenti delle difese. Le fasi delle analisi specifiche sui pezzi tagliati, rimossi e trasportati in un hangar potrebbero essere effettuate con le stesse modalità o anche, in ipotesi, con un incidente probatorio per «cristallizzare» le prove in vista del processo.

Intanto, a Treviglio la Polizia locale ha iniziato, già nei giorni scorsi, ad ascoltare decine di passeggeri del treno, i quali a verbale hanno raccontato le fasi drammatiche dell’incidente: dal «forte rumore» che hanno sentito poco prima della stazione di Pioltello, quando il treno è deragliato, fino al «botto» e ai «pezzi di vetro esplosi» quando il terzo vagone ha colpito in successione quattro pali prima di fermarsi.

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