«Trent’anni da pendolare
ma l’orario invernale è una follia»

Ennesima lettera di un pendolare che pone l’accento su un problema relativo a un disservizio dei treni: «Il nuovo orario invernale della tratta Bergamo-Milano via Carnate è follia».

«Questa è la prima lettera che scrivo a un giornale ed è l’ennesima lettera di rimostranze per i disservizi del trasporto pubblico da Bergamo verso Milano. Mi chiamo Marco Signorelli, ho una laurea, un PhD, lavoro come tecnico in università a Milano, in via Celoria per la precisione e prendo abitualmente il treno nella stazione di Calusco d’Adda alle ore 6.41 di ogni mattina lavorativa».

«Sono pendolare dal 1983, ho visto praticamente tutto quanto è possibile vedere sui treni. Ho assistito ad un fulmine che ha colpito il locomotore. Ho visto un locomotore prendere fuoco. Ho visto un treno non fermarsi al binario uno ovest e finire contro la transenna. Tutto questo condito dai ritardi che non sono diminuiti dal passaggio dalle vecchie pubbliche Fs all’attuale private Trenord. Scrivo questo per presentarmi come un viaggiatore, pendolare, che ha sempre cercato di comprendere le esigenze di un sistema viario sempre sull’orlo del collasso. Ma ora è troppo. Il nuovo orario invernale della tratta Bergamo-Milano via Carnate rasenta la follia pura. Più di un’ora per fare i 33 km, e non per un caso furtuito, ma saranno costanti almeno fino ad aprile».

Tralasciamo che l’informazione è stata semi nascosta e che la possibilità di consultare il nuovo orario in vigore dal 15/12 è stata data il 14/12, questi sono tutti dettagli fastidiosi, ma costanti. Il problema è l’allungamento del percorso con una fermata a Villapizzone tanto per non farci mancare nulla (di questo sono contenti gli studenti di ingegneria di Bovisa).

«Il nuovo orario per il ritorno, con treni anticipati di otto minuti, causa evidenti disguidi visto che gli orari di uscita dai luoghi di lavoro sono sempre allo scadere dell’ora o della mezzora. Sembra strano ma questi otto minuti non permettono alla maggior parte dei pendolari, di prendere il treno abituale. Probabilmente ci dovremo adattare, come abbiamo sempre fatto, ma è scocciante dover perdere ore di lavoro con inerenti perdite economiche, solo perché non vengono analizzate le reali esigenze di chi utilizza i mezzi pubblici per produrre».

«Nel mio caso, con l’orario attuale, perdo circa 3.5/4 ore mensili, sono dieci minuti di ritardo al giorno che devo recuperare la sera. E non metto in conto il tempo della mia vita privata che viene così sperperato. Grazie mille».

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